Aostani, innamoratevi del parco archeologico di Saint Martin

 

L'opera è costosa, impattante e finora poco sfruttata: ai residenti il compito di darle un senso

Parco-megaliticostrada

AOSTA. Con le sue alte mura, il design moderno e le forme squadrate, il parco archeologico di Saint Martin de Corléans si integra a stento con il quartiere che lo ospita. Analogamente ai muraglioni di cinta delle antiche città fortificate, l'involucro costruito attorno all'area megalitica sembra isolare volutamente il sito dal resto del quartiere e relegare quest'ultimo ai suoi piedi al pari di fossato, un po' come appare oggi corso Saint Martin de Corléans, stretto tra i due corpi del complesso. Finora il risultato è stato proprio questo: isolamento.

Un cantiere infinito (tant'è che deve ancora finire), un'opera impattante e costosa da realizzare e da mantenere, eretta in una zona periferica di Aosta che non ha ancora tratto alcun beneficio dalla sua realizzazione e che, anzi, durante i lavori ha subito la chiusura di alcune attività "sacrificate" sull'altare dei toni trionfalistici della politica.

Parco-megaliticox350Molti anni prima dell'apertura del sito, avvenuta nel giugno 2016, per dare un senso ai costi sostenuti dalla collettività la politica assicurava ondate di sessantamila visitatori all'anno e di conseguenza un indotto per tutta la città. Poco più di diecimila sono gli ingressi all'area nei primi sette mesi di quest'anno. Poco meno di quarantaquattromila euro l'incasso per lo stesso periodo, all'incirca un decimo del costo sostenuto per tenerla aperta.

Guardare solo ai numeri è «una banalizzazione», ha sostenuto oggi l'assessore all'istruzione e cultura Emily Rini presentando una serie di eventi programmati tra novembre e dicembre. E' vero: la cultura è un investimento che non può e non deve ripagare in denaro frusciante. Però i numeri, per quanto «banali», aiutano a farsi un'idea della situazione. Specialmente se sui numeri ci si è basati per convincere i valdostani a sobbarcarsi la costruzione di una tale opera.

«Il parco è un bene e una sfida», ha affermato ancora oggi l'assessore introducendo gli eventi organizzati tra il patrono San Martino e i periodo natalizio. L'obiettivo dell'iniziativa è arduo: far innamorare gli aostani del parco archeologico e del suo museo che racchiude migliaia di anni di storia. «Il collegamento con il territorio è un valore aggiunto, un patrimonio di tutti», ha aggiunto Rini tracciando la strada che il suo assessorato intende intraprendere almeno in questi ultimi mesi di legislatura.

Che fare a questo punto? Il passato è il passato e soffermarsi a polemizzare è inutile. L'opera è stata costruita (anzi, per metà è ancora in fase di costruzione) ed è lì con le sue alte mura e il suo fossato e non può certo scomparire. Tanto vale cercare di sfruttarla. Agli aostani (e ai valdostani) il difficile compito di capire come.

 

Marco Camilli

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