Morti nei cantieri: le linee guida dell'Inail su sicurezza e formazione

 

Rispettare le norme è anche conveniente perché il "costo della non sicurezza" è superiore a quello della prevenzione

inail-aostaAOSTA. La morte in un cantiere di Ayas di un lavoratore, avvenuta poco meno di un mese fa, e il ferimento di un collega è soltanto uno dei tanti casi di "morti bianche" che si sono verificati e si verificati in Italia e in Valle d'Aosta.

La sicurezza sui luoghi di lavoro non è sempre una priorità ed invece dovrebbe esserlo. Anzitutto per una questione di civiltà, di rispetto per coloro che lavorano - l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, recita la Costituzione - ma anche per una questione economica. Perché, al contrario di ciò che tanti credono, la sicurezza non è uno spreco né di soldi né di tempo. Se non indossare l'abbigliamento corretto può evitare di "perdere tempo" o se l'assenza di formazione impedisce sul momento un calo della produttività, in caso di incidenti o di malattie professionali i costi delle sanzioni e dei risarcimenti rendono tali scelte evidentemente meno convenienti dal punto di vista economico (oltre che improponibili sotto l'aspetto etico).

L'Inail lo chiama il "costo della non sicurezza" che si abbatte non soltanto sull'infortunato, ma anche sulla sua famiglia, sulla collettività intera e ovviamente sull'azienda.

Due anni fa l'Istituto Nazionale Assicurazioni Infortuni sul Lavoro ha pubblicato le linee guida sulle misure di sicurezza da adottare all'interno di un cantiere che spiegano e approfondiscono tutti gli obblighi da rispettare e le figure che ne sono responsabili e propongono anche alcuni modelli pratici. «Le linee guida», spiega il direttore della sede di Aosta Giuseppe Villani, «illustrano anche quale sia la corretta pianificazione delle misure da adottare in virtù della contemporanea o frazionata presenza delle diverse imprese o lavoratori autonomi all'interno delle aree di lavorazione».

Le informazioni sulla sicurezza sui luoghi di lavoro dovrebbero però essere note ancora prima di arrivare "sul campo". In questo senso fondamentale è la formazione, che - sembra banale, ma non lo è - deve essere effettuata in modo corretto. Sempre l'Inail evidenzia come la formazione improntata sulla didattica debba essere abbandonata in favore di altri metodi.

B.B.S. è l'acronimo per Behavior Based Safety, un protocollo nato qualche decennio fa che affianca al sistema punitivo-sanzionatorio una strategia più "psicologica" e che mira a prevenire i gesti e le abitudini dei lavoratori che rendono insicuro il luogo di lavoro per se stessi e per i colleghi.

«La Behavior Based Safety - precisa Giuseppe Villani - può essere considerata una metodologia idonea al raggiungimento di tali obiettivi ai fini della risoluzione dei problemi di sicurezza e di salute sul lavoro legati alle procedure comportamentali, realizzabile attraverso interventi formativi basati sulla consultazione e sulla partecipazione degli operatori, nonché mediante l’adozione di un sistema di gestione delle attività volto a eliminare o a ridurre gli “atti insicuri”».

 

Marco Camilli

 

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