Coronavirus, Valle d'Aosta: serve più responsabilità da parte di tutti

Il sistema sanitario a rischio se i contagi continuano a diffondersi in modo incontrollato

 

tenda pre triage

AOSTA. Turisti che giungono persino in questi giorni nelle località valdostane da altre regioni, persone che si spostano come se nulla fosse, feste private che continuano ad essere organizzate, ragazzi che si incontrano in gruppo la sera. Il decreto che intendeva mettere in quarantena la Valle d'Aosta con tutto il resto d'Italia ancora non è stato ben compreso.

Sia chiaro: tante persone hanno capito la gravità della situazione e, con sacrifici grandi e piccoli e senza allarmismi, stanno rispettando divieti e limitazioni. Molti altri ancora devono invece comprendere che un comportamento responsabile è necessario per mettere al sicuro la propria salute e quella di tutti gli altri. E bisogna anche capire che il problema non è soltanto la malattia in sé - per alcuni asintomatica, per altri fatale - ma anche l'impatto che questa genera sul sistema sanitario che deve potersi prendere cura di tutti i malati.

Anche tra i valdostani il messaggio del decreto #iorestoacasa non è stato recepito appieno. Lo dimostrano le prime sanzioni per violazione del divieto e lo conferma anche l'esplosione di persone messe in quarantena preventiva domiciliare. Su questo dato si è soffermato oggi il presidente della Regione, Renzo Testolin: 213 persone chiuse in casa per precauzione. 213 persone a cui deve essere assicurato un costante monitoraggio e un'attenta sorveglianza. Un impiego indispensabile di risorse, personale, tempo sottratti ad altre emergenze.

Sempre in questo senso vanno lette le dichiarazioni dell'assessore alla Sanità Mauro Baccega che invita i turisti presenti nella nostra regione a rientrare. Un messaggio forse poco piacevole da ascoltare e leggere, ma che non deve essere frainteso: i turisti e coloro che hanno fatto della Vallée la loro seconda casa sono sempre i benvenuti, ma la regione dispone di un solo presidio ospedaliero che è strutturato per gestire un numero di pazienti definito sulla popolazione residente. Un'esplosione di casi paragonabile, con le dovute proporzioni, a quella della Lombardia sarebbe uno scenario quasi catastrofico. L'assessore lo ha spiegato anche oggi: l'ospedale così non riuscirebbe a dare risposte né ai valdostani né tanto meno ai turisti che permangono o arrivano nella nostra regione e che potrebbero aver bisogno di assistenza per motivi anche non legati al Coronavirus.

L'Ordine dei Medici della Valle d'Aosta pochi giorni fa ha lanciato l'allarme scegliendo consapevolmente di inviare un messaggio forte: se non si limitano i contatti sociali (questo vuol dire niente feste di compleanno, niente incontro con gli amici al bar, niente jogging in gruppo) la nostra regione potrebbe raggiungere i 1.300 contagiati entro metà aprile. Un numero che deve far riflettere.

I controlli sulle strade per verificare la necessità degli spostamenti saranno intensificati - è stato annunciato oggi - ma comunque non saranno quei controlli a tappeto che tanti auspicano. Serve quindi uno sforzo collettivo, serve maggiore responsabilità da parte di tutti.

 


Marco Camilli

 

 

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