Coronavirus, Pont-Saint-Martin: tolti i sigilli, ma il bar 'ribelle' non riapre

Dissequestrati il bar Lys e il bar Bivio. Erano stati chiusi a febbraio per aver violato le disposizioni contro il Covid

 

KatiaNon ci sono più i sigilli che per tre mesi hanno tenuto chiuso i bar Lys e Bivio di Pont-Saint-Martin per aver violato in più occasioni le disposizioni anti Covid. I carabinieri questa mattina hanno dissequestrato entrambi i locali.

«È un fatto positivo perché permette alle persone di tornare a lavorare e produrre», dice Katia, titolare del bar Lys. Lei tuttavia non tornerà dietro al bancone. «La situazione generale - spiega - non mi mette in condizione di poter mantenere le mie due figlie, una delle quali ora va all'università. Ho quindi deciso di lasciare l'attività grazie all'offerta del proprietario delle mura. Lo devo ringraziare perché ha capito la situazione e non mi ha chiesto l'affitto nei mesi di chiusura consentendomi di gestire questo momento di grande difficoltà. Non ho avuto invece alcun aiuto - ma non l'ho nemmeno chiesto - da parte delle istutizoni comunali o regionali né dell'associazione di categoria».

Sulla sua decisione di non riaprire ha giocato un ruolo importante anche «l'incertezza del domani. Non sappiamo cosa accadrà - dice -, se il virus tornerà a settembre, se ci sarà un altro lockdown. Mi sento vicina a tutti gli operatori di categoria costretti a lavorare nell'insicurezza del domani».

Con la decisione di sfidare i decreti e le chiusure la barista è stata considerata una ribelle. «Io non volevo essere ribelle - dice -. Volevo soltanto che venisse applicata la Costituzione italiana e le leggi italiane, cosa che non è stato fatto nei confronti miei e di tanti colleghi in tutta Italia. Speriamo che il futuro sia diverso».

 

 

Marco Camilli

 

 

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