Con i tre coristi valdostani è in partenza per una tournée tra Piacenza, Desio e Quincinetto
Davide Benetti, direttore di coro e organista di Cogne, dal 2019 è co-direttore del Coro Giovanile Italiano. Un riconoscimento non da poco, essendo questa una vera e propria selezione della coralità italiana, una sorta di nazionale, creata per essere un laboratorio formativo che possa rilasciare fruttuose impronte sul territorio. Se sarà sufficientemente scaltro per farlo, l’ambiente corale valdostano potrà trarre grande vantaggio da queste esperienze perché, oltre a essere patria del direttore, la Valle d’Aosta ha cresciuto, non solo musicalmente, anche tre cantori di questo CGI: Luca Lavit, Francesca Lo Verso e Beatrice Pellegrino.
Oggi partiranno alla volta di una tournée che da Piacenza, dove si esibiranno domani, li porterà in concerto a Desio (29/4) e infine a Quincinetto (30/4). In quest’ultima data i biglietti sono ormai esauriti da giorni, anzi, da 24 ore dopo l’apertura delle prenotazioni online.
Maestro Benetti, com'è stato sapere che avrebbe diretto il CGI?
«È stata una bella sorpresa, inaspettata, e festeggiata. Ho subito incontrato un mio carissimo amico e grande corista e abbiamo aperto una buona bottiglia per celebrare la notizia. Ero davvero contento ed emozionato per la nuova esperienza alla quale mi stavo accingendo, a conoscevo anche la delicatezza di questo percorso. A partire dalle selezioni, dove io e Petra avremo dovuto scegliere i 40 giovani gusti tra i quasi 200 candidati da tutta Italia».
Dopo tre anni di lavoro può dire di aver scelto i giovani giusti?
Sicuramente siamo soddisfatti delle scelte fatte. In quei dieci minuti di selezione abbiamo dovuto comprendere il più possibile della persona che avevamo di fronte, dal punto di vista vocale, musicale e umano. E il coro che abbiamo scelto funziona, non è poco».
State per inaugurare una tournée che da Piacenza porterà fino a Quincinetto. In queste date eseguirà la Messa da Requiem di Pizzetti, un capolavoro del Novecento italiano. Ci racconta di queste pagine?
«Sono pagine di rara bellezza, di un gusto raffinatissimo e davvero evocative della musica passata. È una messa che sembra fare un inchino al gregoriano e alla polifonia rinascimentale e barocca, pur mantenendo un gusto attuale per l’epoca. Pizzetti la compose tra il 1922 e il 1923.
Ho iniziato fin dal primo incontro a leggere la primissima parte, il Requiem e Kyrie, non ancora consapevole che l’avrei portata a termine. È un’opera che richiede grande maturità e non contavo di riuscirci, ma questo coro pur essendo un giovanile è costituito di persone mature, oltre che di musicisti di gusto fine. È stato dunque naturale portare a termine queste pagine, tra un lockdown e l’altro».
Da direttore le modalità di lavoro sono molto diverse?
«Si, molto diverse. Si prova solo a ridosso dei concerti lasciando che i brani maturino concerto dopo concerto e non prova dopo prova. Quindi il lavoro del direttore deve essere al massimo focalizzato per un rendimento in pochissimo tempo e, in casi estremi, deve riuscire con il gesto a trasmettere il più possibile sul momento, durante il concerto».
Progetti futuri con il CGI?
«A maggio faremo un’altra piccola tournée in Veneto, ma il più importante appuntamento futuro sarà a settembre. Lì saremo a MITO - SettembreMusica per un concerto che vedrà la compartecipazione con l'Orchestra Giovanile Italiana per la Messa n.2 in mi minore di Anton Bruckner.
Come tutti i grandi appuntamenti questo sodalizio è nato al bar di fronte a una birra con l’amico e musicista Davide Sanson, che prepara i fiati dell’OGI. Quando potrà ricapitare un’occasione del genere? Due valdostani alla guida di formazioni rappresentative della musica italiana. Così abbiamo messo in contatto le due organizzazioni per costruire assieme un programma. A novembre invece saremo in Sicilia, per una serie di concerti».
E progetti futuri per la sua vita musicale?
«Ce ne sono, ma i sogni non vanno mai svelati prima di essere intrapresi».
redazione