L'archiviazione non è una beatificazione. L'inchiesta Egomnia e la Valle d'Aosta

Le intercettazioni e le fotografie raccolte dagli inquirenti non si cancellano

 

Bandiera

Dopo l'archiviazione del gip di Torino per l'inchiesta Egomnia si stanno verificando reazioni in alcuni casi commoventi. Si inizia con i commenti degli indagati che giustamente gioiscono per la decisione dell'autorità giudiziaria per passare a dichiarazioni di sollievo di rappresentanti politici e istituzionali convinti che questa archiviazione abbia restituito alle istituzioni valdostane e alla Valle d'Aosta intera il "giusto onore". 

Ma attenzione: l'archiviazione non è una beatificazione. È una scelta degli inquirenti. Egomnia è stata utile per le accuse dell'inchiesta Geenna. E per Geenna la parola finale sugli indagati spetta alla Corte di Cassazione. Ma i soggetti che erano sotto indagine sono stati fotografati, intercettati e seguiti mentre si intrattenevano con esponenti dal passato torbido. A loro - dicono le prove raccolte dagli inquirenti - si erano rivolti per chiedere aiuto per le elezioni. Nessuno li ha obbligati a candidarsi e pertanto nessuno li ha costretti a bussare alle porte "giuste" nel tentativo di assicurarsi dei voti.

Sì, è arrivata l'archiviazione per l'indagine, ma le intercettazioni e le fotografie non si cancellano. Il senso di onore e di dignità imporrebbe ai protagonisti di questa vicenda di non essere più presenti nelle realtà istituzionali e di allontanarsi da posti di grande responsabilità e rappresentatività pubblica. E invece no. Ora alcuni di questi potranno rappresentare tutti i valdostani.

Chi può, non permetta questo scempio che spingerebbe la nostra regione in un pozzo ancora più profondo di quello in cui già si trova.

 


Marco Camilli

 

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