Nel 2024 si sono tolti la vita anche sette agenti di polizia penitenziaria. «Le prigioni continuano a dispensare morte e sofferenze»
«Numeri assurdi, mai visti in precedenza, indegni per un paese civile che, evidentemente, l’Italia, almeno in questo frangente, dimostra di non essere sino in fondo». Così il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Uilpa, Gennarino De Fazio, sull'ennesimo suicidio di un detenuto nelle carceri italiane. Si tratta di un trentunenne originario del Marocco sospettato di rapina e violenza sessuale che si è tolto la vita lo scorso fine settimana nella sua cella di Cremona. È il 62esimo suicidio in carcere dall'inizio dell'anno.
«A queste morti, vanno aggiunti i sette appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita nel 2024», evidenzia De Fazio.
«Le prigioni, lungi dal solo sperare di poter adempiere al dettato costituzionale, continuano a dispensare morte e sofferenze - prosegue il sindacalista Uilpa -sia nei confronti dei reclusi sia nei confronti degli operatori, in primis quelli del Corpo di polizia penitenziaria, abbandonati a sé stessi dalla politica e dall’Amministrazione Penitenziaria, che hanno perso qualsiasi contatto con la realtà».
«Omicidi, suicidi, rivolte, evasioni, risse, stupri e traffici illeciti richiedono interventi tangibili e immediati che non si rinvengono minimamente nella sterile propaganda di governo. Del resto, se il Vice-Presidente del Consiglio, Antonio Tajani, ha dichiarato che "ogni suicidio di un agente penitenziario e di un detenuto è un fallimento dello Stato" e se le parole hanno ancora un senso, 62 reclusi e 7 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita nel solo 2024 dovrebbero indurre ad azioni consequenziali. Ma questo, e ci risiamo, in un paese civile e, aggiungiamo, normale», conclude De Fazio.
redazione