Secondo la Consulta il rinvio degli adeguamenti autostradali sono costituzionalmente illegittimi perché violano l'equilibrio contrattuale tra Stato e società concessionaria
Con sentenza depositata il 14 ottobre, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimi i rinvii, da parte del Ministero delle Infrastrutture, degli adeguamenti tariffari autostradali chiesti dalla società RAV-Raccordo Autostradale Valle d’Aosta spa per la tratta da Aosta a Morgex e fino al Traforo del Monte Bianco.
«Le disposizioni che hanno rinviato i termini per l’adeguamento dei pedaggi autostradali per gli anni 2020, 2021, 2022 e 2023, in attesa dell’aggiornamento dei piani economici finanziari, sono costituzionalmente illegittime perché in contrasto con gli articoli 3, 41 e 97 della Costituzione», afferma la Consulta.
Pregiudicato l'interesse dei privati
Interpellati dal Consiglio di Stato, i giudici costituzionali ritengono che "le disposizioni censurate violano, innanzitutto, il principio di continuità amministrativa, che impone di evitare ogni ritardo che non sia strettamente funzionale alla salvaguardia dell’interesse pubblico cui è finalizzato il concreto procedimento e che possa pregiudicare, in tal modo ingiustificatamente, l’interesse dei privati".
La Consulta osserva come le concessioni, anche quelle autostradali, "hanno natura contrattuale" e "il procedimento per l’adeguamento delle tariffe non può dunque essere inciso unilateralmente, in senso sfavorevole per una sola delle parti e alterando così l’equilibrio contrattuale".
Ricadute negative sull'utenza
Sulla questione la Consulta precisa: "In rapporti di tal genere, proprio per l’importanza che essi rivestono e per gli interessi che intendono soddisfare, l’equilibrio contrattuale convenuto fra le parti assume massimo rilievo, in quanto funzionale a rendere l’esercizio della concessione in linea con gli interessi del Paese e nella piena garanzia dell’utenza".
Dunque "se il legislatore non perde la possibilità di incidere sul rapporto concessorio", allo stesso tempo "non può però porre una disciplina che, rinviando gli adeguamenti tariffari, sbilanci irragionevolmente il rapporto concessorio in favore dell’amministrazione concedente, con ricadute negative sugli interessi tanto dei concessionari, quanto dell’utenza, in ragione delle conseguenze di non poco momento che così possono aversi sull’infrastruttura autostradale, sulla sua efficienza e sulla sua sicurezza, che necessitano di manutenzione e investimenti che vanno programmati".
Il ruolo dell'ART
La Corte rileva poi che "lo sbilanciamento del rapporto concessorio così posto in essere non è funzionale neppure a impedire un asserito aumento ingiustificato delle tariffe, sul presupposto che queste potessero essere calcolate sulla base dei vecchi criteri. A escludere una tale evenienza, infatti, stanno proprio l’istituzione dell’ART", l'Autorità di Regolazione dei Trasporti, e "la successiva estensione delle sue competenze alle concessioni in essere e, infine, le delibere dell’Autorità che hanno dettato criteri uniformi per il calcolo delle tariffe, cui ora le parti, secondo una efficace e doverosa interlocuzione, debbono dare applicazione".
Marco Camilli