Scuola, Cobas proclamano blocco scrutini: in Valle d'Aosta il 12 e 13 giugno

 

Due giorni di blocco in ogni regione nonostante l'avvertimento del Garante sulla precettazione

corteo-protestaI Cobas sfidano il Garante e i suoi avvertimenti sulla precettazione e proclamano due giorni di blocco degli scrutini per protestare contro la discussa riforma della Buona scuola del governo Renzi.

«Anche se avremmo preferito una convocazione unitaria, riteniamo che vadano rotti gli indugi per dare con urgenza un forte segnale che tranquillizzi i docenti e che dimostri la legittimità della forma di lotta proposta: e per questo abbiamo indetto, auspicando fortemente che anche gli altri sindacati facciano lo stesso, il blocco degli scrutini e di ogni attività scolastica per tutto il personale per due giorni consecutivi, a partire dal giorno seguente la fine delle lezioni, differenziata per regioni» dice Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas.

Queste le date della protesta: l'8 e 9 giugno per Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 per Lazio e Lombardia; il 10 e l'11 per Puglia, Sicilia e Trentino; l'11 e il 12 per Liguria, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Valle d'Aosta; il 17 e il 18 per l'Alto Adige.

Tutto questo in attesa di una nuova convocazione da parte del «cattivo maestro Renzi affinché, dopo l'imbonimento massmediatico alla lavagna» approfondisca alcuni nodi critici della riforma. Bernocchi li elenca: 1) come potrebbe un preside con centinaia di docenti nei vari plessi - che vede, al più, due o tre volte l'anno in collegio docenti - giudicarne le capacità didattiche; 2) come lo potrebbero fare addirittura i genitori e gli studenti, assegnando aumenti salariali ad un dieci per cento di “migliori” docenti; 3) con quali doti medianiche un preside "ingaggerà" dagli Albi territoriali docenti mai visti e conosciuti, 4) perché precari con la stessa anzianità di servizio dei possibili stabilizzati verrebbero gettati fuori dalla scuola; 5) perché dovrebbero essere i cittadini, e non lo Stato, a finanziare le scuole con il 5 per Mille, favorendo quelle delle zone ricche a discapito delle disagiate; 6) perché non si dividono tra "bravi" e "somari", con differenti stipendi, anche, ad esempio, i medici, i magistrati, i parlamentari e i politici.

Ma non finisce qui: «Sulla base delle risposte e sulla disponibilità a ritirare il ddl, promulgando un decreto per la stabilizzazione dei precari, valuteremo come proseguire la lotta, anche oltre i due giorni di blocco già indetti, se così deciderà la maggioranza dei docenti e degli Ata. Di questo discuteremo con i lavoratori/trici nelle giornate di mobilitazione unitaria tra il 18 e il 20, in occasione del voto sul ddl alla Camera: come pure del modo di smontare il tentativo del governo di contrapporre i docenti alle famiglie». Poi la proposta di scendere in piazza «contro l'immiserimento materiale e culturale provocato dall’insulsa scuola-quiz aziendalistica del ddl», con una manifestazione nazionale domenica 7 giugno o in alternativa decine di manifestazioni cittadine in tale giornata. «Proposta che rinnoviamo ai sindacati che hanno scioperato con noi il 5 maggio e al popolo della scuola pubblica: una domenica con centinaia di migliaia di persone in piazza sarebbe un segnale fortissimo, che neanche il Grande Imbonitore riuscirebbe a nascondere».

 

Marco Camilli

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