24 Stati Ue su 47 hanno riconosciuto i matrimoni omosessuali
L'Italia deve introdurre il riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani.
La sentenza nasce dai giudici di Strasburgo per la violazione dei diritti di tre coppie omosessuali - guidate da Enrico Oliari, presidente di Gaylib, l'associazione nazionale dei gay liberali e di centrodestra - che hanno fatto ricorso a Strasburgo contro l'impossibilità di vedersi riconoscere in patria l'unione. Le tre coppie omosessuali che vivono insieme da anni rispettivamente a Trento, Milano e Lissone (provincia di Milano) hanno chiesto ai loro Comuni di fare le pubblicazioni per potersi sposare ma si sono viste rifiutare la possibilità. "La Corte ha considerato che la tutela legale attualmente disponibile in Italia per le coppie omosessuali non solo fallisce nel provvedere ai bisogni chiave di una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è nemmeno sufficientemente affidabile", si legge in una nota della Corte.
Per la Corte "un'unione civile o una partnership registrata sarebbe il modo più adeguato per riconoscere legalmente le coppie dello stesso sesso". La Corte ha condannato l'Italia per violazione nello specifico dell'articolo 8 della Convenzione dei diritti dell'uomo, quello sul "diritto al rispetto della vita familiare e privata". E ha stabilito che lo Stato dovrà versare a ognuno dei ricorrenti 5 mila euro per danni morali. La Corte sottolinea che tra i Paesi membri del Consiglio d'Europa c'è la tendenza a riconoscere i matrimoni omosessuali, con 24 su 47 Stati che hanno adottato una legislazione in tal senso, e ha ricordato che la Corte Costituzionale italiana ha invitato ripetutamente a creare una protezione legale anche in Italia. La sentenza di oggi della Corte di Strasburgo non è definitiva lo sarà tra tre mesi se i ricorrenti o il Governo non chiederanno e otterranno un rinvio alla Grande Camera per un nuovo esame della questione.
"Ho digiunato per spiegare che non avere una legge sulle unioni gay era un grave imbarazzo per l'Italia. Oggi la CEDU condanna l'Italia”, ha scritto su Twitter Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme costituzionali e ai rapporti con il Parlamento, che ha sospeso da qualche giorno lo sciopero della fame in cui era impegnato per chiedere al Parlamento l'approvazione di una legge in materia dopo che il premier ha promesso entro l'anno la legge sulle unioni civili. Poi in una nota ha spiegato: "Nell'europa dei diritti umani e dei diritti civili non c'è spazio per discriminazioni odiose come quelle inflitte alle persone omosessuali, alla loro affettività e alle loro unioni".
La sentenza divide ovviamente il mondo politico. La sentenza – dichiara la senatrice del Pd, Monica Cirinnà, relatrice del provvedimento sulle unioni civili al momento al Senato – ci dice che dobbiamo fare presto ad approvare il provvedimento sulle unioni civili. È necessario e urgente giungere ad un testo che tenga conto dell'insieme dei diritti umani e sociali che vanno riconosciuti alle coppie gay. Nessuno vuole fare equiparazioni con l'istituto del matrimonio ma occorre riconoscere anche in Italia diritti sacrosanti ormai riconosciuti in tutte le democrazie europee, assegnando alle coppie omosessuali e alle loro famiglie un riconoscimento che abbia il rango del diritto pubblico, inserendole nelle tutele degli articoli 2 e 3 della Costituzione".
Secondo Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato, la sentenza boccia la richiesta di matrimonio e parla di maggiori tutele per le convivenze omo ed eterosessuali. "Sembrerebbe quindi esservi un modo di adempiere alla sentenza – dichiara in una nota il senatore del Ncd - che peraltro fa riferimento a tutte le convivenze, etero e omosessuali, senza creare i presupposti per l'estensione giurisprudenziale dell'istituto matrimoniale, delle adozioni e delle provvidenze pubbliche riservate alla famiglia naturale in funzione della continuità della specie umana. Si tratta ora quindi di leggere bene la sentenza alla luce della complessiva giurisprudenza della Corte in modo da definire gli ambiti di sovranità del Parlamento e del popolo italiano".
All'attacco la Lega Nord. "La sentenza della corte di cassazione spazza via qualsiasi discussione sull'identità sessuale. Siamo ormai al far west ognuno farà quello che si sente di essere a prescindere da qualsiasi legge o norma. Non possiamo arrenderci di fronte alla dilagante cultura gender che elimina qualsiasi differenza e specificità naturale omologando al pensiero unico anche la sfera della sessualità”, scrive in una nota Barbara Saltamartini, deputata della Lega Nord.
A gioire della sentenza sono Sel e M5S. "La Corte europea de diritti umani assesta un sonoro schiaffone all'Italia, che dopo 30 anni di contrapposizioni ideologiche e sterili polemiche non è ancora riuscita - afferma il gruppo parlamentare dei grillini al Senato - ad offrire un riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali. Ora, dopo questa nuova sentenza, il governo e il Pd la smettano di fare melina e si diano da fare con serietà per colmare questo vuoto normativo che non è degno di un Paese civile. In Senato c'è una legge che possiamo votare subito; se invece il Pd vuole continuare a temporeggiare per mera opportunità politica, si assumerà lui stesso, insieme ai suoi alleati, la responsabilità di questa vergogna".
Clara Rossi