Passa l'emendamento trasparenza per la pubblicazione degli altri compensi oltre i 200 mila euro
Prende corpo l'operazione trasparenza sugli stipendi Rai, ma le star rimarranno fuori. È questa l'indicazione arrivata stamane da Montecitorio dove si vota la riforma della tv pubblica. L'Aula della Camera ha approvato l'emendamento dei relatori del Pd (Vinicio Peluffo e Lorenza Bonaccorsi) all'art.2 del ddl Rai che obbliga l’azienda a rendere pubblici i compensi dei “soggetti, diversi dai titolari di contratti di natura artistica, che ricevano un trattamento economico annuo omnicomprensivo a carico della società pari o superiore a 200mila euro". Deluse le aspettative di Forza Italia, che avrebbe voluto massima trasparenza anche per gli artisti, e del Movimento 5 Stelle che quella soglia l’avrebbe abbassata a 50 mila euro.
Sui compensi delle star Rai era intervenuto il capogruppo dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, che in Aula aveva detto: "Ha destato scandalo nei mesi e negli anni passati la conoscenza dei compensi di alcune star che fanno informazione e intrattenimento. Trasmissioni, queste ultime, che hanno un grandissimo impatto nell'opinione pubblica, basti pensare a "Che tempo che fa" dell'info-intrattenitore Fazio, che ha un compenso assolutamente rilevante. Cito quello che si dice, perché una documentazione ufficiale non esiste, 5/6 milioni per contratti di due o tre anni per Fazio a "Che tempo che fa". Dicono 20 mila euro a puntata per l'info-intrattenitrice Littizzetto sempre a "Che tempo che fa". Per non parlare dei compensi di giornalisti assolutamente di rilievo che non fanno infotainment, ma fanno semplicemente informazione come il gia' vice direttore di "Repubblica" Giannini che ha preso la conduzione di "Ballarò" e di cui dicono il compenso annuale sia 5-600 mila euro. Nessun problema circa l'entità della cifra pagata, rilevante però è la trasparenza della stessa. E' bene che il pubblico conosca il compenso di queste star anche in ragione di altri compensi all'interno dell'ente radio televisivo, perché sia possibile fare una comparazione”.
Per il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli questi compensi non vanno resi pubblici "non per una questione di privilegio" ma perché "per una star il dato che deve essere conosciuto è il dato aggregato del programma".
Giacomelli, inoltre, ha ricordato che c'è una normativa sul tetto dei contratti e "la Rai rispetterà la normativa vigente" ma, ha aggiunto, "io sono contrario a intervenire un'altra volta con una normativa specifica sulla Rai".
L'Aula di Montecitorio ha anche approvato l'articolo 1 del ddl di riforma della Rai: passano così da tre a cinque gli anni di durata dei contratti nazionali per lo svolgimento del servizio pubblico. Tra l'altro, acquista un potere maggiore il governo, che prima di ogni rinnovo dei contratti deve indicare gli indirizzi.
Clara Rossi