La settimana dedicata alla "memoria" volge al termine anche come programmazione cinematografica.
Non vorrei però vi sfuggisse un film che affronta questo problema da una prospettiva un po' diversa. Sabato 28 gennaio su RSI la1 alle 21.05 va in onda "Corri ragazzo corri". Quella che Pepe Danquart porta sul grande schermo è la vera storia di Yoram Friedman, raccontata nel best seller Corri Ragazzo Corri di Uri Orlev, la storia agghiacciante e crudele di un piccolo sopravvissuto all’Olocausto. Il film racconta in modo crudo e forse a tratti eccessivo, ciò che il piccolo protagonista ha dovuto affrontare per riuscire a sopravvivere. Dalla morte della sua famiglia, Srulik si trova ad affrontare da solo la malvagità e la disperazione che il regime nazista ha diffuso. Picchiato, rincorso, rifiutato, privato di un braccio, venduto alle SS per un pezzo di pane, il ragazzo non si perde d’animo e continua senza sosta la sua corsa verso la libertà, ricordando sempre le ultime parole di suo padre: "Devi sopravvivere, non mollare. Dimentica il tuo nome, dimentica tuo padre e tua madre, ma non dimenticare mai di essere ebreo". Corri Ragazzo Corri non è semplicemente un film sull’Olocausto, sulla guerra, sull’infanzia rubata, ma è il canto agitato dell’esistenza che resiste, che non si rassegna, anche a rischio di perdersi per sempre.
La fuga del piccolo Srulik è la metafora dell’odissea affrontata da tutti gli ebrei e gli “indesiderati” d’Europa, uomini e donne privati della propria identità, per i quali sembra non esserci più un posto nel mondo.
Alle ore 21.10 su Canale5 martedì 31 possiamo vedere 'Philomena'. Stephen Frears racconta, in questo suo riuscitissimo film, la storia vera di una madre alla ricerca del figlio perduto che Martin Sixsmith ha reso nota con il libro "The lost Child of Philomena Lee" che, pubblicato nel 2009, ha consentito a molte donne di sentirsi sostenute nel raccontare il loro "vergognoso" passato. Irlanda, 1952. Philomena resta incinta da adolescente. La famiglia la ripudia e la chiude in un convento di suore a Roscrea. La ragazza partorirà un bambino che, dopo pochi anni, le verrà sottratto e dato in adozione. 2002. Philomena non ha ancora rinunciato all'idea di ritrovare il figlio per sapere almeno che ne è stato di lui. Troverà aiuto in un giornalista che è stato silurato dall'establishment di Blair e che accetta, seppur inizialmente controvoglia, di aiutarla nella ricerca. Gli ostacoli frapposti dall'istituzione religiosa saranno tanto cortesi quanto depistanti ma i due non si perdono d'animo. Molto rischioso adattare allo schermo una storia “vera” come “Philomena” , rischio di pietismo. Rischio di ripetizione: Il film “Magdalene” di Mullan era già stato un’implacabile atto d’accusa contro l’ordine religioso che con la violenza del fanatismo dogmatico aveva esercitato un potere di vita e di morte per le sue “protette”. Il merito di questa regia è di aver evitato questi rischi proponendoci un viaggio dentro e fuori questa vicenda che ne fa un documento di storia personale, ma anche la storia di un incontro.
Cambiando completamente genere mercoledì 1 febbraio su IRIS alle 21,00 godiamoci 'The Game, nessuna regola' e mi raccomando non perdetevi nessuna scena e dettaglio. Uno yuppie estremamente razionale (con alle spalle il suicidio del padre) riceve in regalo per il compleanno la possibilità di partecipare a un gioco di ruolo, le cui regole sono ignote ma che sembra destinato a diventare un vero e proprio incubo. Terzo film di Fincher, dopo l'ottimo "Seven" e il controverso "Alien 3": su sceneggiatura di John D. Brancato e Michael Ferris, Fincher orchestra con solido professionismo un crescendo di sorprese e trovate vertiginose e inquietanti, senza scadere nella sorpresa finale, davvero geniale, e offrendo un ritratto lucido e amaro, ma non privo di speranza, di una società appagata e chiusa in sè stessa, che ha bisogno di uno scossone forte (un "gioco", appunto) per riscoprire i veri valori (quelli familiari in particolare) e la capacità di sopravvivere senza il superfluo. Ingiustamente sottovalutato dalla critica, che lo accuseranno di essere "artificiale" e spropositato nel rapporto tra fine e mezzi: francamente si stenta a capire il motivo di tale indignazione, soprattutto se si confronta il film con la media del cinema americano.
E' arrivato febbraio. Con lui arriva il periodo che precede la Quaresima quindi preparatevi un bel costume di Carnevale perché di questi tempi, anche solo un sorriso, serve e fa bene al cuore.
Tiziana Tuzza