L'agonia della sanità in Valle d'Aosta


Nel 2019 per carenza di medici probabile accorpamento di Psichiatria con Ivrea

psichiatria

AOSTA. Dal 2015 l'assessorato regionale alla Sanità ha visto succedersi ben cinque titolari: Antonio Fosson, Laurent Viérin, Luigi Bertschy, Chantal Certan e ora Mauro Baccega. In questi tre anni la sanità valdostana è implosa: fuga di personale infermieristico e medico; liste di attesa sempre più lunghe e concorsi per assumere spesso deserti.

L'Amministrazione regionale non è riuscita in questi anni a esprimere una politica lungimirante per offrire un servizio che sarebbe dovuto e che, dati i numeri della nostra regione, potrebbe essere eccellente in tutti i campi. I politici in questi ultimi anni hanno avuto un solo compito primario: la rianimazione del moribondo Casinò de la Vallée.

Ci sono invece alcuni reparti ospedalieri in grossa crisi. Spicca tra tutti la Psichiatria, una struttura che in una regione come la nostra, dove il problema del disagio mentale e dei suicidi è molto presente, dovrebbe essere un reparto da prima linea sul territorio. Ad oggi però in psichiatria sono in servizio attivo la metà dei medici previsti, soltanto sei, ed a gennaio 2019 un altro professionista dovrebbe lasciare la Valle d'Aosta. Rimarranno così cinque medici a svolgere il lavoro di dodici. Se non si riuscisse a coprire i posti di organico vuoti, il reparto potrebbe persino essere accorpato con la struttura di Ivrea rendendo ancora più doloroso il percorso di assistenza dei numerosi pazienti e dei loro familiari.

Finora la politica ha taciuto, continuando a proporre nuovi concorsi che vanno sempre più spesso deserti. La Valle d'Aosta infatti non è più una regione che attrae nuove professionalità. Non c'è spazio per prospettive di carriera, soprattutto non ci sono gli incentivi economici per bilanciare il caro vita che invece altre regioni offrono (vedi il Trentino Alto Adige).

Tornando alla situazione di Psichiatria, abbiamo anche l'annosa questione legata al fatto che il reparto è situato in via Saint-Martin-de-Corléans, nell'ex maternità di Aosta, all'esterno dell'ospedale regionale. Se si verificano particolari emergenze, il paziente non può ricevere assistenza immediata ma deve essere trasferito in ambulanza all'ospedale Parini, lasciando trascorrere preziosissimi minuti che in certi casi (ad esempio ictus o infarto) possono fare la differenza tra una prognosi positiva o negativa.

La Legge Basaglia, lo ricordiamo, prevede che i reparti psichiatrici siano collocati all'interno dei plessi ospedalieri proprio per assicurare immediatezza di intervento in caso di emergenze. Dal sito del ministero della Salute: "Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) è un servizio ospedaliero dove vengono attuati trattamenti psichiatrici volontari ed obbligatori in condizioni di ricovero. Esplica, inoltre, attività di consulenza agli altri servizi ospedalieri. E' ubicato all'interno delle strutture ospedaliere (Aziende ospedaliere, Presidi ospedalieri di Aziende sanitarie, Policlinici universitari).  E' parte integrante del Dipartimento di Salute Mentale, anche quando l'ospedale in cui è ubicato non sia amministrato dalla stessa Azienda sanitaria. In tal caso i rapporti tra le due Aziende sanitarie sono regolati da convenzioni obbligatorie, secondo le indicazioni della Regione. Il numero complessivo dei posti letto è individuato tendenzialmente nella misura di uno ogni 10.000 abitanti. Ciascun SPDC contiene non più di 16 posti letto ed è dotato di adeguati spazi per le attività comuni".

Se un giorno dovesse verificarsi un'emergenza con esito fatale a causa dei tempi di di trasporto nell'ospedale Parini, ci sarà da interrogarsi sulle eventuali responsabilità penali e civili.

Ora abbiamo l'ennesima maggioranza e l'ennesimo assessore appena insediato. Mauro Baccega porta con sé una esperienza di governo in campi molto diversi rispetto alla sanità. Un politico deve avere il dono dell'ascolto e della mediazione per affrontare i problemi legati alle sue responsabilità. Speriamo che  l'assessore trovi in sé queste doti per rianimare una sanità valdostana allo stremo e che possa tornare ad offrire ai valdostani un servizio dignitoso e funzionante a 360 gradi.

 

Marco Camilli



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