Aymavilles, Tar annulla il diniego a installare una stazione radio per la telefonia

Le previsioni urbanistiche che pongono divieti sono derogabili «laddove la necessità di garantire un servizio capillare lo imponga»

 

Municipio di Aymavilles

Il Tar della Valle d'Aosta ha annullato un provvedimento con il quale il Suel - Sportello Unico degli Enti Locali ha negato l'autorizzazione chiesta dalla società Inwit Spa per installare una stazione radio base per il servizio di telefonia mobile cellulare ad Aymavilles, in località Plantey. Prima del diniego del Suel, risalente alla fine del mese di maggio 2022, il Comune di Aymavilles aveva espresso parere negativo al posizionamento della stazione radio base richiamando i divieti delle Nta (Norme tecniche di attuazione) del Piano regolatore generale e indicando la possibilità di posizionare l'impianto in una zona vicina.

La stazione radio base in questione è una struttura "passiva": l'installazione permetterebbe in un secondo tempo a un operatore di telefonia (Vodafone nel caso in questione) di presentare un'altra istanza per posizionare impianti attivi di trasmissione e garantire maggiore copertura del segnale di telefonia.

Accogliendo il ricorso della Inwit Spa, i giudici amministrativi valdostani spiegano che «la previsione di un generalizzato divieto di installazione di stazioni radio base in vaste zone del Comune si pone in contrasto con la consolidata giurisprudenza». Regioni e Comuni infatti possono «individuare criteri localizzativi degli impianti di telefonia mobile (anche espressi sotto forma di divieto) quali ad esempio il divieto di collocare antenne su specifici edifici (ospedali, case di cura ecc.) mentre non è loro consentito introdurre limitazioni alla localizzazione, consistenti in criteri distanziali generici ed eterogenei».

Citando una precedente controversia trattata dalla Corte Costituzionale che coinvolge proprio la Valle d'Aosta, i giudici del Tar sottolineano che «la disciplina regionale deve essere interpretata conformemente a quella statale, laddove ciò risulti possibile: le previsioni urbanistiche che pongono divieti all'installazione di impianti di telecomunicazione devono essere interpretate come non assolute, ma sempre derogabili, laddove la necessità di garantire un servizio capillare lo imponga».

Nella sentenza pubblicata oggi è inoltre evidenziato che «la capillarità del servizio, che impone una parcellizzazione degli interventi infrastrutturali, è finalizzata anche a evitare la realizzazione di impianti di grande potenza che possono provocare gravi danni alla salute dei cittadini; la presenza di un gran numero di stazioni radio base di limitata potenza assicura il perseguimento di tale obiettivo».

 

Elena Giovinazzo

 

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