Aperta fino al 15 gennaio, la mostra propone 26 quadri
AOSTA. Ex geometra, noto ristoratore di Gressan ed anche presidente degli Associazione Nazionale Alpini di Aosta, negli ultimi anni Rodolfo Coquillard si è reinventato artista. Classe '40, membro dell'Associazione artisti valdostana, ha inaugurato nei giorni scorsi ad Aosta una sua mostra personale allestita nella saletta d'arte dell'ex cappella di San Grato, nella centralissima via De Tillier.
Dalle mele alle marmellate alla ristorazione e, adesso, alla pittura. E' sempre arte?
«Potremmo dire di sì. La costruzione, l'idea e la fantasia ci devono essere tutti i casi».
Quando si è scoperto artista?
«E' stato nel 1968, ma è stato il primo e l'ultimo anno. Poi sono arrivati i lavori, non mi è stato più possibile dipingere pittura e mi limitavo a guardare chi lo faceva. Poi nell'autunno 2013 sono andato definitivamente in pensione e questo mi ha dato tempo, non sapendo cosa fare, di dedicarmi a ciò che mi piaceva di più. Mi sono quindi messo a dipingere».
Quali sono i suoi soggetti preferiti?
«Preferisco tenermi sul territorio della Valle d'Aosta. Questi ventisei quadri esposti sono quasi tutti di "indirizzo" valdostano. Ciò che mi piace di più e mi riesce di più sono i paesaggi, un po' meno il figurativo (mi avventuro lì sono quando il familiare è paziente e non critica molto).»
Si è mai avventurato in un autoritratto?
«Sì e sono diventato strabico un pochino... e si vede» scherza.
Quella nella saletta San Grato, aperta fino al 15 gennaio, è la prima personale di una certa importanza, ci spiega. In passato ha partecipato a mostre collettive insieme agli altri membri dell'Associazione artisti valdostana»
Quante opere ha realizzato fino ad ora?
«Intorno alle quaranta opere. Quelle vendute sono due o tre, più altre due con questa esposizione. Le altre le ho quasi tutte regalate».
C'è più soddisfazione nel realizzare un ottimo piatto o un bel quadro?
«Quando ero nell'ambito dela ristorazione facevo il camerere da tavola, quindi non "creavo" il piatto, perché era mia moglie a farlo. I complimenti li ricevevo io e poi li riportavo a lei. Nella pittura la soddisfazione arriva mentre costruisci il quadro perchè vedi che stanno arrivando i colori, le luci, i disegni... come mia moglie quando faceva i piatti».
Le è mai capitato di sognare un quadro e poi realizzarlo?
«Sognarli no, ma stare sveglio la notte a pensare ad un quadro quello sì e non una volta sola...»
C'è un quadro che non venderebbe mai?
«Il quadro che non avrei mai venduto era uno dei primi da me realizzati. Avevo seguito tutto una pratica di fiamminghi, olandesi, che facevano dei lavori lunghissimi di avvicinamento alla tela. Il quadro in questione raffigurava dei fiori venuti particolarmente bene. Nella prima esposizione a Gressan, in occasione della Festa delle Mele, proprio quando stavo per andarmene è arrivato un signore che se l'è preso. Ho dovuto a malincuore venderglielo e me ne pento».
I visitatori quando entrano nella saletta d'arte si mostrano interessati?
«La gente guarda, fa domande, scrive, riporta... sono molto soddisfatto. All'inizio molti mi consigliavano di tenere aperta la porta per far entrare più persone, io però l'ho lasciata chiusa perché iniziava a fare fresco».
Quando è nata l'Associazione artisti valdostana?
«E' stata fondata nel 1979 dal prof. Rubino che all'epoca era l'insegnante di disegno in Valle d'Aosta e funziona bene. Siamo 120/125 iscritti, quindi molti, e facciamo diverse esposizioni presso la Finaosta, sotto i portici del Comune di Aosta, all'Hotel des Etats e adesso a turno in questa cappella. E' una bella associazione, ci sono parecchi giovani e molte donne».
La mostra sarà visitabile fino al 15 gennaio con orario continuato dalle 11 alle 19. Dopo alcuni giorni di "pausa" nella saletta sarà riallestita un'altra mostra curata sempre dall'Associazione artisti valdostana.
Marco Camilli