Valle d'Aosta, sanità: intervista assessore Mauro Baccega

Mauro Baccega

In pochi anni cinque assessori si sono alternati nell'ufficio che lei ora occupa è un record a livello nazionale. Quanto incide questa situazione nella gestione di un assessorato così delicato come quella alla Sanità, Salute e Politiche sociali?

«Credo che la situazione sia da attribuire alle bizzarrie della politica vissute negli ultimi cinque anni. È evidente che dove c'è una programmazione quinquennale tutto diventa più semplice e facile da gestire sia per la struttura sia per coloro che ci lavorano. Se si riesce a fare squadra - parlo della struttura dell'assessorato, dei servizi sociali, dei dirigenti della sanità e dell'Azienda Usl - guardando agli obiettivi di sanità pubblica e di benessere sociale dei cittadini, si riesce a lavorare meglio. È chiaro che le interruzioni, specialmente quelle con cambi di maggioranza, possono influire negativamente sul percorso di un assessorato come questo, che è più sensibile perché deve dare risposte in termini di benessere sociale».

Mauro Baccega è un po' sinonimo di lavori pubblici, ma adesso è assessore alla Sanità. I politici in questi casi come gestiscono le nuove competenze?
«Le perplessità sono comprensibili. Io mi approccio molto umilmente a questa delega e ciò significa che devo passare a studiare i primi mesi, come feci per le Finanze quando fui eletto al Comune di Aosta. Qui parliamo di sanità, di persone in difficoltà, di sociale e questa fase di apprendimento deve esserci: i famosi 90 giorni me li dovete dare. Abbiamo comunque già fatto delle scelte importanti che andremo a rimarcare nell'approfondimento della legge di bilancio, come per le carenze di medici. È chiaro che l'assessore non deve essere né un impresario per i lavori pubblici né un medico per la sanità né un manager della finanza per l'assessorato al bilancio: l'assessore deve essere una persona di buon senso che riesce a mettere insieme una squadra efficace, efficiente, che possa dare risultati importanti. È su certi argomenti di carattere tecnico che la squadra interviene. I dirigenti danno gli input ben precisi dal punto di vista tecnico, mentre le strategie politiche vengono date dalla maggioranza, che individua i percorsi, e poi dalla giunta che amministra sulla base degli indirizzi politici».

Cerchiamo di comprendere il percorso del suo assessorato vuole percorrere. Ha accennato prima alla carenza di medici. Abbiamo problemi in medicina d'urgenza, ortopedia, radiologia, psichiatria e i concorsi vanno deserti.
«Non tutti, ma parecchi. Oppure succede che qualcuno proveniente da fuori Valle rimane per qualche anno e poi, quando trova una proposta più vicino a casa, se ne va».

Oppure sceglie altre regioni che offrono incentivi economici diversi.
«Noi abbiamo già adottato i primi provvedimenti autorizzando l'Azienda Usl ad accrescere il budget delle risorse aggiuntive regionali, aumentandolo di 500.000 Euro e portandolo così da 900.000 a 1.400.000 Euro. Potremo così far fare più ore e avere più medici. È un primo segnale che mi sembra sia stato molto apprezzato dal comparto. Oltre a questo, dovremo ridurre alcune liste d'attesa che sono piuttosto lunghe».

Su Psichiatria c'era lo spettro dell'accorpamento con Ivrea per mancanza di medici.
«Smentisco assolutamente. Si sta lavorando in due direzioni: una collaborazione con Torino 4 dell'area del Canavese, con un accordo sulla mobilità che andrà ratificato, e una cooperativa di Parma che potrebbe mettere a disposizione medici psichiatri. Due hanno vinto il concorso e andranno al Serd. Dopo serviranno i concorsi».

Il ricorso a cooperativo è già stato tentato nel passato con scarsi risultati a causa della retribuzione ritenuta troppo bassa.
«In questo caso parliamo della bassa Valle e le prestazioni sono legate a spostamenti di pochi chilometri. Non chiederemo di andare a Courmayeur o in alta Valle. L'obiettivo comunque è di tenere i presidi aperti».

Il reparto di Psichiatria si trova nell'ex maternità di Aosta. Siamo un po' al limite della legge che prevede che il reparto sia collocato in un plesso ospedaliero per assicurare immediatezza di intervento in caso di emergenze sanitarie.
«Non siamo fuori dalla legge Basaglia, però siamo al limite come ha detto anche lei. In realtà abbiamo un indirizzo ben chiaro: l'ospedale Parini va ampliato e lì sarà collocato il servizio di Psichiatria. È chiaro che il percorso di questi anni che ha interrotto la realizzazione dell'ampliamento dell'ospedale ci ha messi in difficoltà su questo passaggio, ma su questo punto c'è grande chiarezza».

A proposito di presidi aperti e centri di ascolto, l'obiettivo è di tenerli aperti?
«Partiamo dal presupposto che siamo una maggioranza autonomista. L'intenzione è di mantenere sul territorio i servizi cercando di fare tutti gli sforzi possibili e immaginabili. I servizi primari non possono venire meno a questo impegno quindi faremo tutti gli sforzi necessari per mantenerli. È chiaro che, se c'è da fare un'ottimizzazione, si potrebbe chiedere a due Comuni limitrofi di trovare un accordo ed accorpare un determinato servizio. Se ci sarà necessità di ottimizzare, lo si farà in questo senso. Ma è la forza dell'autonomia poter dire che il nostro territorio, ancorché piccolo, di montagna e difficile, deve mantenere i servizi».

Qualche anno fa, l'allora assessore alla Sanità Laurent Viérin ci annunciò la possibilità di abolire l'esame di francese nei concorsi per l'assunzione nel reparto sanitario. Lei cosa ne pensa?
«Credo che il problema sia più ampio. Intanto le Università a numero chiuso: tanti medici sono andati in pensione e il numero chiuso ha limitato i posti per le persone che si sono avvicinate alle varie specializzazioni. Questo è un problema di carattere nazionale. Siamo però una regione bilingue. A Torino parlano l'inglese, qui noi parliamo il francese. Con il disegno di legge n. 13, che è in itinere, abbiamo dato una svolta importante: ai concorsi potranno partecipare tutti i medici e anche coloro che non supereranno il francese potranno partecipare alle prove successive. Se entreranno in graduatoria, avranno sei mesi di tempo per imparare il francese. E' già un bel passo avanti».

Secondo lei in questo momento quante persone ricoverate all'ospedale Parini hanno bisogno di interloquire con il personale medico e infermieristico in francese?
«In questo momento magari non tante, ma d'estate tantissime. Io purtroppo sono dovuto passare al pronto soccorso due volte questa estate e c'erano tanti francesi. Siamo una regione di frontiera e abbiamo a che fare con alpinisti e sciatori svizzeri e francesi. Abbiamo assunto un atteggiamento di grande disponibilità perché di criticità ce ne sono state e alcuni medici in passato non hanno potuto completare il concorso perché non conoscevano il francese. Con questa soluzione diamo una risposta importante».

Ha accennato ad alcune scelte già fatte dalla maggioranza. Ce ne può parlare?
«Ho annunciato nei giorni scorsi in Giunta la mia intenzione di sdoppiare la struttura dell'assessorato con due coordinatori, uno per la sanità pubblica e uno per i servizi sociali, per lavorare meglio e dare maggiori risultati alla collettività. Nella mia vita ho fatto il manager, ho gestito aziende e ho abbastanza azzeccato i processi di crescita dal punto di vista dell'organizzazione aziendale e questo assessorato secondo me può essere considerato, dal punto di vista organizzativo, una "azienda". Puntiamo a fare squadra».

Il commissario dell'Azienda Usl ha sottolineato la riduzione delle risorse per gli investimenti. Adesso che aria tira?
«Adesso dobbiamo pianificare l'ampliamento dell'ospedale regionale. Sulla base di questo andremo a recuperare risorse per le manutenzioni e per acquistare nuova strumentazione. Sul 2019 e 2020 siamo in linea mentre sul 2021 siamo carenti. Conto di portare a casa ulteriori risorse con la variazione di bilancio».

L'obiettivo minimo del 2019?
«Il 2019 sarà un anno di grande pianificazione: abbiamo il Piano povertà che è passato; il Piano sanitario che è tutto da fare; l'Atto aziendale (con l'Azienda Usl, ndr) da rivedere; il Piano di zona che viene ora assunto dalla Regione; il Piano nazionale della cronicità che porterò tra una decina di giorni in Consiglio regionale; il Piano nazionale della salute e del benessere. Parliamo di un'attività programmatoria estremamente importante e che una volta ben definita, sulla base delle risorse disponibili, potrà dare delle risposte. Sicuramente poi ci sono liste d'attesa sono troppe lunghe e un obiettivo è accorciarle».

 

 


Marco Camilli

 

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