Bilancio e governo di scopo, intervista alla consigliera Daria Pulz (ADU)

Daria PulzPrima professoressa, a diretto l'Istituto storico per la esistenza ora è consigliera regionale. Come mai?
«In precedenza mi ero candidata due volte per le comunali di Aosta e avevo quindi già lavorato nel gruppo politico che allora si chiamava Altra Valle d'Aosta, ora confluito in Ambiente Diritti Uguaglianza».

Con posizioni di sinistra
«Assolutamente sì, con un programma molto simile a quello poi diventato di Impegno Civico a cui noi ci atteniamo ancora. Più in generale mi interessavo alla politica in senso ampio, ma non l'avevo mai fatta in modo attivo. Prima di candidarmi il nostro portavoce, Alex Glarey, mi aveva chiesto di dare la disponibilità e subito ho risposto di no per i troppi impegni che già avevo. Lui a quel punto mi disse: "tu ti occupi tanto di resistenza, ma poi la lasci fare a noi". Questa frase mi ha fatto riflettere e così ho deciso di mettermi in lista. Non pensavo di avere chance e ho partecipato poco alla campagna elettorale. Il giorno in cui sono usciti i risultati mi trovavo dal veterinario con il mio cane e quando ho iniziato a ricevere telefonate di persone che mi dicevano che ero entrata pensavo ad uno scherzo. Invece ero stata eletta con mia grandissima sorpresa, senza aver fatto campagna elettorale e senza aver chiesto a nessuno il voto. Nemmeno alle mie amiche».

.Quanti voti?
«731».

Sono tanti
«Beh insomma, relativamente».

Rispetto alla lista sono tanti
«Considerando che non ho chiesto nulla a nessuno, sono tanti. Non so esattamente come sia andata. Ho lavorato in tutte le scuole della Valle d'Aosta, sono stata per 13 anni precaria, ho conosciuto tutti gli insegnanti e generazioni di studenti»

È la dimostrazione che alle elezioni locali la persona fa la differenza
«Secondo me sì, soprattutto nella nostra piccola comunità. Al di là di ciò che viene detto in campagna elettorale, qui ci conosciamo tutti e ognuno si fa una sua idea della persona.»

Arriviamo alla politica. Il bilancio regionale sarà approvato?
«Credo di sì. Noi terremo fede a quanto detto e non lo voteremo. Voteremo solo singoli emendamenti che consideriamo positivi. Da parte degli altri ho notato invece che non c'è molto interesse ai contenuti, perché tutto si basa sullo scambio. Se noi dessimo l'appoggio al governo, ci approverebbero qualsiasi cosa al di là dei contenuti. Noi cerchiamo sempre di contribuire, ma questo non vuol dire che avalliamo il governo».

Quale maggioranza si formerà attorno al bilancio?
«Secondo me lo voteranno gli stessi di prima con i consiglieri che sono subentrati dopo le dimissioni. 18 voti, forse 20 con quelli del gruppo misto».

Parliamo dei lavori della II Commissione Qual è la sensazione rispetto al dibattito ed allo scambio di idee?
«Mi sento frustrata e a disagio, imbarazzata. Avevo una certa idea della politica, anche di quella locale, ma sono rimasta molto delusa. Pensavo che il livello fosse più alto, che ci fosse veramente un dibattito nel merito delle questioni. Il confronto invece è l'ultima cosa a cui si dà importanza. Le idee non interessano, ciò che conta è: "se sei con noi ti possiamo ascoltare, se non sei con noi non ci interessa ciò che hai da proporre". Questo comportamento lo riscontro quotidianamente».

I "vecchi" della politica si rendono conto della fase di crisi della politica?
«Secondo me no, manca consapevolezza. Adesso ci troviamo di fronte a queste supposte infiltrazioni della 'ndrangheta. Chiaramente ci saranno dei processi che dovranno confermare o meno, ma di fronte a quanto accaduto per noi era scontatissima l'idea di dimetterci subito per prendere le distanze da questo schifo. Invece si sono tutti stupiti e arrabbiati di fronte alla nostra proposta. I colleghi mi hanno risposto: dimettiti tu e non intrometterti nelle nostre attività. Se mi dimettessi solo io nulla cambierebbe perché sarei sostituita subito. Il problema è collettivo. Si è perso il senso del lavoro politico e il valore delle istituzioni».

Ora si parla di un governo di scopo per far sopravvivere questa legislatura il più a lungo possibile. Davvero ci sarà questo governo?
«Secondo me sì, perché l'unico vero scopo è non abbandonare il posto. Soltanto questo accomuna la maggior parte delle persone che sono lì dentro. Si farà l'impossibile per trovare una soluzione, magari anche la notte prima della scadenza del 13-14 febbraio. Noi nemmeno parteciperemo a questo tipo di consultazioni».

I vecchi partiti hanno da tempo smesso di formare una nuova classe dirigente. Era utile per mantenere il potere, ma ora ci troviamo di fronte di un mancato ricambio generazionale. I giovani hanno voglia di impegnarsi in politica?
«Sono molto ottimista su questo. Quando guardo i giovani vedo rinascere la speranza. I giovani per la maggior parte sono molto attenti, forse non hanno voglia di impegnarsi a lungo termine però lo fanno su un singolo argomento, un singolo progetto a partire da un evento ben ragionato. Hanno una sensibilità autentica e penso che in futuro questo farò migliorare le cose. Lo vediamo per esempio con il fenomeno dei Fridays for Future. I giovani vogliono impegnarsi sono cose che conoscono, su cui sono competenti. Nutro molte speranze su di loro».

 

 

 

Marco Camilli

 

 

 

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