La Valle d'Aosta approva una sua legge sulle fattorie sociali

Istituito un albo regionale per gli operatori che partecipano ai progetti contro l'emarginazione e l'esclusione sociale

 

agricoltura

AOSTA. La Valle d'Aosta si dota di una propria legge sulle fattorie sociali e sull'agricoltura sociale come strumento per arricchire le politiche di inclusione socio-lavorativa, di lotta all'emarginazione, di sostegno alle persone che convivono con le disabilità.

Con il voto a favore di tutto il consiglio regionale oggi è stata approvata una proposta di legge nata da un'iniziativa del gruppo Lega VdA e perfezionata in Commissione con un lavoro di confronto e di sintesi delle diverse sensibilità politiche. La legge isttituisce l'albo regionale delle fattorie sociali che saranno riconoscibili grazie ad un logo. Le imprese agricole e le cooperative riconosciute come fattorie sociali potranno beneficiare di forme di semplificazione amministrativa e anche di sostegni da parte della Regione nell'ambito dei programmi dedicati allo sviluppo agricolo e alle politiche sociali.

Il relatore della minoranza della legge sulle fattorie sociali Andrea Manfrin, capogruppo della Lega VdA, ha spiegato: «L'agricoltura sociale altro non è che la nuova e più avanzata espressione del ruolo multifunzionale dell'agricoltura: l'attività agricola diviene così in grado di generare benefici per fasce vulnerabili o svantaggiate della popolazione, dando luogo a servizi innovativi che possono anche costituire una forma efficace di risposta alla crisi dei tradizionali sistemi di assistenza sociale. L'espressione "agricoltura sociale" - ha aggiunto - affonda le sue radici in quella che è l’essenza stessa dell'attività agricola, nelle forme di solidarietà e nei valori di reciprocità, gratuità e mutuo aiuto che caratterizzano da sempre le aree rurali».

Per la maggioranza, Corrado Jordan capogruppo di VdA Unie ha sottolineato come l'agricoltura affianchi «alla tradizionale funzione di produzione di beni alimentari, la capacità di generare servizi in grado di dare luogo a valori di utilità pubblica, creando benefici per e da fasce vulnerabili o svantaggiate: terapia e riabilitazione delle persone con disabilità, inserimento lavorativo e inclusione sociale di soggetti svantaggiati, offerta di servizi educativi, culturali, di supporto alle famiglie e alle istituzioni didattiche. Riteniamo - ha affermato ancora Jordan - che con questa norma si possa favorire lo sviluppo di progetti in grado di far parte della programmazione socio-sanitaria regionale territoriale».

 

 

Clara Rossi

 

 

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