Dichiarazioni Guichardaz sui no vax, Manfrin: la maggioranza è troppo debole

Intervista al capogruppo della Lega VdA

 

Manfrin Andrea

27 Gennaio, Giorno del Ricordo di un periodo basato sulle divisioni, per razza, credo, convinzioni. In questi giorni si discute di affermazioni pesanti: un assessore che evoca un "trattamento particolare" per i no vax e di lebbrosari in cui rinchiuderli. Ma poi dichiara: "le mie parole sono state travisate". Cosa ne pensa?
«Direi che non è possibile travisare parole di questo tipo. Sono state espresse parole con chiarezza di pensiero evidente. E, come abbiamo visto, hanno provocato una frattura tra due parti della nostra società. Ciò che abbiamo chiesto con le nostre iniziative in Consiglio regionale erano delle scuse ed evitare che comportamenti di questo tipo siano riproposti in futuro».

In questo inizio di nuovo anno abbiamo assistito alle dichiarazioni dell'assessore Guichardaz ma anche alle polemiche sull'assenza, per vacanza, dell'assessore all'Istruzione al momento della travagliata riapertura delle scuole. I vertici delle istituzioni - Lavevaz e Bertin - sono stati in silenzio rispetto a queste situazioni. Come due maestri che non riescono a controllare due scolari molto "vispi". Come mai?
«Per quanto riguarda chi era assente, saranno le persone che lo hanno eletto a giudicare se ciò che ha fatto è opportuno o no. Rispetto ai presidenti della Regione e del Consiglio, entrambi scontano una debolezza oggettiva della maggioranza. Questa maggioranza non ha le idee chiare e questo si traduce nell'impossibilità di condurre un'azione forte, di critica, o anche di richiamo all'ordine, perché si rifletterebbe sui numeri in Consiglio. Il problema oggettivo è questo, non ne vedo altri».

Per la ragion di Stato si mette da parte la questione della morale e dell'immagine data da un assessore nei confronti dell'opinione pubblica.
«Assolutamente. Direi che è anche paura di andare a casa, non riuscire più a governare e di mantenere posizioni che adesso si fanno sempre più deboli».

Chi ha deluso di più: Lavevaz o Bertin?
«Vedo da una parte poca forza nel dirigere l'attività della Giunta e dall'altra poca determinazione nel gestire l'aula. Non credo di poter esprimere un giudizio differente per uno rispetto all'altro. Credo ci sia un approccio generale che non va».

Il Consiglio regionale ha respinto una vostra risoluzione sulle affermazioni di Guichardaz. Perché non avete chiesto il voto segreto? E vi aspettavate 15 compatti a favore della vostra richiesta?
«In realtà i voti sarebbero stati 16, il firmatario Rollandin non era in aula ma avrebbe espresso voto favorevole. Non abbiamo chiesto il voto segreto perché riteniamo la questione sia da discutere alla luce del sole. Giudicare o meno opportune le dichiarazioni di un assessore non deve essere demandato al voto segreto, bensì alla coscienza di ognuno. Chi ha deciso di svilire questa iniziativa implicitamente ha ammesso che quelle affermazioni erano corrette quindi o le condivide, o ritiene che l'assessore si sia scusato. Ognuno si assuma la responsabilità del proprio voto: ne risponderà all'opinione pubblica e a chi lo ha eletto».

L'assessore Guichardaz secondo lei è consapevole di ciò che è stato detto e si è scusato?
«L'assessore Guichardaz ne è perfettamente consapevole. Ha poi affermato di essere stato equivocato. Credo che si sia perso il quadro generale. Il signor "Mario Rossi" sui social può insultare chi gli sta antipatico nei limiti del codice civile e penale, ma chi ha responsabilità politiche ha il faro puntato addosso. Il suo ruolo richiede un certo atteggiamento e dai suoi atteggiamenti dipendono quelli dei cittadini, che possono prendere spunto da quanto teorizzato da una figura istituzionale e magari tradurlo in pratica. Bisogna pensare e riflettere prima di scrivere certe affermazioni che dividono la società».

Un po' come un allenatore di una squadra: se dice ai suoi giocatori di spaccare le gambe agli avversari, sugli spalti qualcuno può prenderlo in parola.
«Condivido in pieno».

 

 

Marco Camilli

 

 

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