Intervista al segretario regionale per la Valle d'Aosta di Italia al Centro sulla situazione in Regione e il passo indietro di Testolin
Orlando Navarra, segretario regionale di Italia al Centro. Facciamo un passo indietro, alle elezioni politiche. Eravate presenti alle scorse elezioni politiche nel Centrodestra Unito sotto il simbolo di Noi Moderati. In Italia il Centrodestra ha ottenuto la maggioranza assoluta al Parlamento ma in Valle d'Aosta il voto non è andato altrettanto bene. La sua analisi del risultato regionale.
«Il risultato raggiunto dal Centrodestra in Valle d'Aosta è comunque storico perché è riuscito a portare al Senato la sua candidata. Alla Camera diciamo che il loro candidato (Franco Manes di autonomisti e PD, ndr) era un po' più forte, ma abbiamo ottenuto comunque un grande risultato e quindi il bicchiere è mezzo pieno. Questo dimostra inoltre che l'unità del Centrodestra non è solo un'aspirazione bensì un dato di fatto».
Alle prossime amministrative sarete ancora insieme?
«Prevedere cosa accadrà fra tre anni è difficile. Se mi chiede oggi su che base stiamo operando, rispondo che stiamo lavorando sulle premesse che ci siamo dati. Non ci sono spaccature e stiamo dando seguito agli accordi stabiliti in campagna elettorale. Per quanto mi riguarda questa non è un'alleanza solo elettorale, ma un qualcosa di più. Ma, come tutti gli amori, una relazione va coltivata giorno per giorno. Vale anche per le relazioni politiche».
Passiamo all'attualità politica. Come commenta il passo indietro di Testolin?
«L'UV è in pieno caos e i valdostani stanno pagando questa confusione che impedisce, già da anni, di assumere provvedimenti di lungo respiro e che nell'immediato sta creando ulteriori problemi. Testolin con il suo passo indietro non fa chiarezza, anzi accentua la distanza tra le segreterie politiche dalla stessa maggioranza. Siamo all'anarchia politico-istituzionale. Lo spettacolo indecoroso dello stallo politico della maggioranza senza l'apertura di una crisi formale è sotto gli occhi di tutti ed è francamente imbarazzante nonché privo di prospettiva. La maggioranza è terrorizzata dall'apertura di una crisi formale dagli imprevedibili sviluppi, tra cui le elezioni anticipate, mentre la sfiducia costruttiva da presentare da parte della maggioranza nei confronti del proprio presidente sembra una barzelletta più che una proposta».
Il presidente Lavevaz ha già detto che le elezioni anticipate con questa legge elettorale sarebbero inutili.
«Esatto, andremmo a votare con le stesse regole che già hanno fatto cambiare diversi presidenti in pochi anni. A perdere sono solo i valdostani condannati da un immobilismo che trae linfa dall'odore della colla con la quale la maggioranza si attacca alle poltrone (presenti e future) senza risolvere i veri problemi del caro energia, del lavoro, della sanità pubblica, del turismo e dell'economia. Tutto ciò è frutto dell'assenza di una valida legge elettorale che consenta ai cittadini di sapere in anticipo quali saranno le alleanze e che permette al singolo consigliere un immenso potere di interdizione che viene spesso esercitato per piccoli obiettivi, perdendo di vista l'interesse pubblico. È la politica del pollaio. Urge quindi una riforma della legge elettorale. Ricordo che il Cre ha raccolto migliaia di firme e non a caso la proposta di riformare tramite referendum langue in qualche scantinato del palazzo. Oggi prendiamo atto che c'è ancora la stessa maggioranza che non è in grado di governare proficuamente, però da qui alla scadenza naturale del consiglio regionale mancano ancora tre anni che nel mondo reale, senza interventi di alta politica, valgono un secolo di ritardo.».
I valdostani quanta pazienza dovranno ancora avere con l'attuale classe politica?
«Direi che i valdostani devono imparare a separare il grano dall'olio e a riconoscere gli elementi che si nascondono dietro privilegi che non hanno ragione d'essere. Alla fine della fiera in Valle d'Aosta siamo tutti autonomisti, chi più e chi meno. Lo schema per cui da una parte ci sono i "buoni", gli autonomisti, e dall'altra gli altri non funziona più. L'autonomia com'è concepita attualmente aveva un senso prima, adesso invece va difesa a Roma e Bruxelles quindi in contesti politici molto più ampi. I valdostani hanno tutto il diritto di essere delusi e arrabbiati, però dico anche che occorre selezionare meglio la classe dirigente e la classe politica in base a capacità, competenza e sempre in un quadro di ampio respiro. Ai valdostani arrabbiati direi anche di iniziare a provare a fare politica, perché è bello poter incidere».
Marco Camilli