Iniziato in Consiglio Valle il dibattito su Cime Bianche

L'aula oggi esamina la petizione di Cai e comitato Ripartire dalle Cime Bianche contro il progetto funiviario intervallivo

 

E' iniziata questa mattina la discussione in Consiglio Valle sulla petizione del comitato Ripartire dalle Cime Bianche e del Cai contro il progetto del collegamento intervallivo tra la Val d'Ayas e il Breuil con l'obiettivo di realizzare un maxi comprensorio sciistico ad alta quota.

Attorno alla petizione si è sviluppato un dibattito alimentato dai documenti trasmessi nei giorni scorsi in Consiglio Valle con lo studio di fattibilità del progetto e dalla lunga relazione letta dal presidente della Commissione Assetto del territorio, Albert Chatrian, che ha riassunto l'esito delle tante audizioni svolte nel corso dei mesi.

Le Commissioni hanno sentito sia i favorevoli al progetto sia i contrari. Tra i favorevoli ci sono certamente gli operatori economici dei territori coinvolti e che vedono nel collegamento intervallivo la possibilità di un aumento del turismo in termini di numeri e di estensione dei periodi dello sci. Il sindaco di Valtournenche Jean-Antoine Maquignaz, per esempio ha riferito che «circa il 90% della popolazione è favorevole al collegamento» e che i sostenitori della petizione «frequentano saltuariamente la località». Altrettanto favorevoli le società degli impianti di risalita, la Monterosa Ski e la Cervino Spa, che ritengono strategico il collegamento intervallivo.

Tra i contrari ovviamente i sostenitori della petizione che, fra i diversi rilievi presentati, includono la sostenibilità dell'investimento in termini ambientali e alla luce dei cambiamenti climatici tra diminuzione delle precipitazioni nevose, aumento della necessità di ricorrere all'innevamento artificiale (con tutti i costi annessi) e scioglimento dei ghiacciai e del permafrost anche ad alta quota che rende le montagne instabili. E poi la questione economica. L'investimento è importante, decine e decine di milioni di euro, e va sostenuto in parallelo agli altrettanto costosi interventi di ammodernamento degli impianti che già esistono.

Su tutte, poi, la questione dei vincoli ambientali. Il vallone è una Zona di protezione speciale e le disposizioni nazionali vietano la costruzione in queste aree di nuovi impianti.

Durante il dibattito iniziato in aula questa mattina questi punti sono stati ripresi dai vari consiglieri. Nel dibattito sono emersi ulteriori spunti, come quello del costo che, secondo lo studio di fattibilità sarebbe sostenuto all'80% dalla Regione anziché essere a costo zero per le casse pubbliche, come previsto in un precedente studio, e con il coinvolgimento di Zermatt e Alagna, cioè le altre realtà che beneficerebbero del progetto. 

«Lo studio sulla fattibilità del collegamento di Cime Bianche è stato fatto in una certa maniera, ma la sua genesi è chiara - ha affermato per la Lega il consigliere Stefano Aggravi -: occorreva trovare una quadra tra le forze politiche della maggioranza autonomista-progressista riguardo, da una parte, alla sua fattibilità e, dall'altra, sulla sostenibilità ambientale. E il varo della nuova maggioranza si giocherà anche su questo dossier». Però «quella di Cime Bianche dovrebbe essere l'occasione  - ha aggiunto Aggravi - per rilanciare una visione d'insieme, strategica e coerente degli investimenti regionali, delle strategie di sviluppo delle singole zone, del ruolo di Finaosta e della Regione, del rilancio della presenza dei privati nel settore, dell'inesorabile evoluzione climatica che ci condizionerà nel futuro e non necessariamente in maniera negativa».

Per il Pcp, da sempre contrario al progetto, la consigliera Chiara Minelli ha ripreso molti dei contenuti della petizione "Salviamo il vallone di Cime Bianche" e sottolineato che c'è prima di tutto da sciogliere il nodo dei divieti di nuovi impianti nella zona. «E' una questione centrale, imprescindibile e che si poteva affrontare con una consulenza giuridica specifica», ha affermato. Ma «anche immaginando di arginare vincoli e divieti la scelta sarebbe valida? Per noi no - ha affermato sempre Minelli -. Valtournenche e Val d'Ayas hanno le loro peculiarità mentre il progetto funiviario genererebbe una omologazione di offerta, puntata solo a portare gente in quota. La propaganda a cui abbiamo assistito non ha mai citato le bellezze del vallone ma si è limitata a parlare di chilometri di piste da percorrere sci ai piedi. Non è il carosello di impianti a favorire l'attrattività, bensì i servizi connessi».

«Dalla narrazione fatta in quest'aula sembra che il Vallone delle Cime Bianche venga totalmente cementificato, invece il progetto prevede quattro piloni inseriti nella zona protetta del vallone. Io mi chiedo: quattro piloni devastano un'area dal punto di vista ambientale?», ha affermato il capogruppo dell'UV Aurelio Marguerettaz. «Dobbiamo applicare con buon senso le disposizioni esistenti. Convengo che la questione centrale sia il divieto, ma sono prudente e le varie sentenze lo confermano. Non fa sorgere dei dubbi il fatto che le comunità locali, gli operatori turistici e commerciali siano a favore di questo collegamento? Ritenete che siano tutti dei dementi, accecati dal "dio denaro" a breve termine, cercando di distruggere il patrimonio più importante che abbiamo, ossia l'ambiente? Si continua a parlare di diversificazione, dimenticando che senza lo sci non ci sarebbero le altre attività».

Il dibattito in Consiglio Valle proseguirà nel pomeriggio.

 

 

Elena Giovinazzo

 

 

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