Piano salute e benessere, opposizione critica: nasce già vecchio

Il documento di programmazione delle politiche sanitarie e sociali è in discussione in Consiglio Valle

 

Consiglio regionale

Un documento già datato, con molte criticità evidenziate da chi opera nel settore, "rattoppato" nel corso dei mesi ed elaborato senza solide basi: l'opposizione non risparmia le critiche al Piano per la salute e il benessere 2022/2025 che il Consiglio regionale della Valle d'Aosta sta esaminando in questi giorni. 

Sul Piano, illustrato martedì in aula dall'assessore alla Sanità, i gruppi di minoranza hanno depositato un lungo elenco di proposte di modifica e integrazioni tra emendamenti e ordini del giorno. 

«Il Piano 2022-2025 nasce già vecchio dal momento che siamo nel 2023 e alcune previsioni che contiene sono già state realizzate. Se ho bisogno di un documento per pianificare le azioni future ma le realizzo già prima della sua approvazione, o il documento è inutile o arriva inutilmente in ritardo», ha osservato il capogruppo della Lega VdA, Andrea Manfrin. Il Piano, inoltre, «manca di concretezza: elenca criticità e problemi presenti sul nostro territorio senza però fornire strumenti e programmi per risolverle».

«La prima versione del Piano del 2021 - ha aggiunto il vice capogruppo leghista Stefano Aggravi -, partiva dall'analisi del contesto di riferimento, che oggi nella versione finale finisce in allegato al Piano. Non è un punto banale, perché un piano dovrebbe basare le proprie considerazioni su di una base statistica e di contesto. Si può programmare su un arco triennale senza avere delle considerazioni statistiche forti che permettono anche considerazioni prospettiche non di poco conto? In questo documento, invece, si danno alcuni numeri aggiornati par-ci par-là con l'iperabusata considerazione degli effetti nefasti del Covid. La pandemia avrebbe dovuto permetterci di imparare ed evolvere, invece si ricorre a soluzioni passate che non tengono conto di quello che è successo».

Claudio Restano (gruppo misto) è intervenuto sulle competenze statutarie. «Questo Piano rinuncia alle nostre prerogative statutarie e non fa altro che recepire normative nazionali. Dov'è finita la nostra autonomia? L'esiguo bacino di utenza unito alla morfologia territoriale pone da sempre questioni di scelte molto importanti, prima fra tutte la realizzazione di economie di scala. La nostra autonomia statutaria ci ha permesso di mantenere standard elevati perché abbiamo finanziato interamente la nostra sanità. Oggi, invece, pur investendo oltre 400 milioni di Euro all'anno nel settore, abbiamo rinunciato alla nostra particolarità».

«Un piano pensato a silos, senza indicatori prospettici, con un approccio semplicistico alle singole patologie e alle strutture fisiche, con la visione dell'ospedale come una fabbrica di prestazioni e senza un cronoprogramma», il commento della capogruppo del Pcp Erika Guichardaz. «Per privatizzare la sanità non serve una delibera o un Piano: basta non far funzionare la sanità pubblica e in questo momento il diritto alla salute non è uguale per tutti

Parte fondamentale del Piano salute e benessere è la questione dei finanziamenti, su cui anche l'assessore Marzi aveva messo l'accento. Anche l'opposizione ne ha parlato, ma sotto un aspetto diverso.

«La spesa pubblica pro capite in Valle d'Aosta, nel 2019, si è rivelata superiore a quella media nazionale di 133 euro a persona (2.037 euro contro i 1.904) ed era la quarta più alta a livello nazionale», ha affermato ancora il leghista Aggravi. «Rispetto al cittadino italiano, ogni valdostano spende privatamente circa 411 euro in più in un anno (1.040 euro contro i 629). Su questa questione trovo riduttiva la spiegazione che a maggior reddito corrisponde una propensione alla spesa più alta. Bisognerebbe invece chiedersi se questo fenomeno può essere generato dalla "non adeguatezza del servizio sanitario pubblico a coprire l’intero fabbisogno regionale”»

«L'analisi dei dati sullo stato di salute allegata al Piano offre un quadro preoccupante - ha commentato la capogruppo del Pcp Guichardaz -: la diminuzione di 5000 residenti in nove anni, un aumento dell'indice di vecchiaia, un eccessivo consumo di alcool, il maggior tasso di ospedalizzazione, il tasso di mortalità legato a suicidi più del doppio del dato nazionale, la mobilità ospedaliera passiva superiore a quella attiva.  Tutto questo a fronte di una spesa sanitaria pro capite maggiore della media nazionale». Ancora, secondo Guichardaz «dal punto di vista operativo non conosciamo la fattibilità tecnica, la valutazione economica, la valutazione delle risorse umane necessarie, la loro reperibilità e le valutazioni organizzative del caso. Ancora una volta programmazione e visione non tengono conto della realtà».

 

 

Clara Rossi

 

 

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