«L'assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti da parte di una squadra di fascisti sancirono l'inizio di una dittatura»
«Oggi, grazie alla Resistenza e alla Costituzione repubblicana, la lotta politica in Italia, e in Valle d'Aosta, si svolge sulla base di regole democratiche, ma i nostalgici del passato fascista e dittatoriale non sono scomparsi e ci sono ancora gruppi e forze politiche che giustificano o minimizzano le violenze fasciste della prima metà del Novecento». Lo scrive in una nota il gruppo PCP in Consiglio Valle in occasione dell'anniversario della morte dell'uccisione di Giacomo Matteotti.
«Il 10 giugno 1924, esattamente cent'anni fa, il sequestro e l'assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti da parte di una squadra di fascisti, operanti agli ordini di Mussolini - ricordano le consigliere regionali del gruppo -, sancirono la fine di un confronto politico democratico e l'inizio di una dittatura che per vent'anni dominerà l'Italia e porterà l'intero Paese ad una devastante guerra a fianco dei nazisti di Hitler. La colpa di Matteotti era stata di denunciare alla Camera dei deputati le gravi violenze compiute dalle squadre fasciste durante le elezioni politiche dell'aprile 2024, violenze che mettevano in discussione la legittimità di quella consultazione popolare».
Matteotti «era una voce libera e forte che bisognava far tacere. Un delitto atroce che è bene ricordare e condannare perché ad un secolo di distanza i pericoli per la democrazia italiana non sono del tutto scomparsi». Il gruppo PCP ricorda il deputato come «un esempio per ogni persona che, avendo la possibilità di esprimersi in sedi istituzionali, è bene che usi sempre il linguaggio della verità. Anche quando queste verità sono scomode e osteggiate».
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