La situazione è degenerata dopo la richiesta di discutere in modalità segreta un question time della Lega
Toni nervosi e anche insulti mercoledì mattina durante la seduta del Consiglio regionale della Valle d'Aosta. Gli animi si sono scaldati al momento di discutere un question time della Lega VdA sulla "Verifica delle procedure di presa in carico dei pazienti pediatrici presso l'ospedale Beauregard". Il riferimento era alla bimba di due anni deceduta pochi giorni fa.
La situazione è velocemente degenerata dopo che l'assessore alla Sanità, Carlo Marzi, ha chiesto con una mozione di dibattere il delicato tema in seduta segreta. Il firmatario del question time, il capogruppo della Lega Andrea Manfrin, a quel punto ha preso la parola iniziando comunque a presentare l'iniziativa: dall'aula si è alzato un forte vociare di protesta.
«Non può, non può» le parole ripetute dal presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin all'indirizzo di Manfrin prima di far spegnere il microfono del capogruppo leghista, il quale ha continuato a protestare con veemenza: «Non ci sono riferimenti a persone: quale è la motivazione per richiedere la segretezza? Avete qualcosa da nascondere alla comunità valdostana?». Altrettanto veementi le reazioni dell'aula: «vergogna», «fai schifo» alcune delle parole che si sono alzate da altri banchi dell'aula all'indirizzo del capogruppo mentre il presidente Bertin tentava di riportare la calma.
Sulla sanità valdostana «non è il caso di continuare a buttare benzina sul fuoco in questa maniera», ha tuonato poi Marzi. «Proprio la maniera in cui lei ha deciso di presentare il tema - ha detto l'assessore rispondendo al capogruppo Lega - spiega perché riteniamo che l'iniziativa vada discussa invece in maniera segreta: per criteri di adeguatezza e di dignità dell'assemblea». E ancora: «Richiamare fatti di questo tipo a una settimana di distanza non rende merito a nessuno di noi».
Il Consiglio ha quindi deciso di proseguire la discussione in modalità segreta (18 favorevoli, 7 contrari e 9 astenuti). Il nervosismo è rimasto.
Marco Camilli