Il presidente della Regione sull'impugnativa della legge sull'election day. «Nessuna preoccupazione sul prosieguo del cammino elettorale di questo autunno»
Nel deliberare l'impugnativa della legge regionale sull'election day il Consiglio dei ministri si è posto «in contrasto rispetto alle competenze che lo Statuto assegna alla Regione in materia di enti locali». Lo afferma il presidente della Regione, Renzo Testolih, commentando la delibera approvata lunedì da Palazzo Chigi.
In una lunga comunicazione di commento, il presidente della Regione precisa che le contestazioni mosse «non inficiano l’impianto complessivo della legge e i suoi elementi più rilevanti (si pensi al numero degli Assessori e alla rideterminazione dei compensi, cosi come alla effettuazione dell'election day)».
L'impugnativa riguarda l'articolo 3 «perché la Valle d’Aosta ha voluto mantenere un numero massimo di mandati pari a 4 per i Sindaci dei Comuni valdostani sotto i 5.000 abitanti in luogo di non porre alcun limite alle ricandidature come nel resto del territorio nazionale. Le altre due contestazioni sono invece relative a disposizioni che già esistevano nel nostro ordinamento, che non erano mai state messe in discussione in precedenza e che riguardano il grado di parentela tra sindaco, vicesindaco e gli altri componenti della Giunta e la impossibilità, nelle Giunte comunali della Valle d'Aosta, di nominare assessori tecnici».
Testolin contesta i modi in cui è arrivata la decisione di impugnare la legge. «Il Governo ha aspettato l’ultimo giorno per notificare il ricorso contro la legge regionale, senza un preventivo e costruttivo contraddittorio, peraltro inviando agli uffici regionali solo alcuni giorni prima della scadenza dei 60 giorni a disposizione per l'impugnativa le osservazioni sulle quali la Regione ha ribadito le proprie competenze».
Il presidente della Regione associa l'impugnativa della legge valdostana e quella trentina esprimendo «seria preoccupazione». Il governo italiano, dice, non fa «più distinzione tra Regioni ordinarie e Regioni speciali e si sorvoli a piè pari rispetto alle competenze esclusive garantite dal nostro Statuto. La volontà di appiattire, in nome di una supposta eguaglianza delle posizioni, le differenze normative che sono alla base del regionalismo e della nostra specialità è propria di una parte del Governo nazionale, come dimostra la contrarietà all'impugnativa da parte di una delle componenti del governo nazionale della legge provinciale di Trento (il voto contrario in Consiglio dei ministri della Lega, ndr). Questo approccio - si legge ancora - la dice lunga sulle profonde divisioni che caratterizzano l'esecutivo Meloni ed è sintomatico di una evidente confusione e di un disorientamento del Governo nazionale rispetto alle nostre prerogative statutarie e al nostro particolarismo ordinamentale».
«Non c’è nessuna preoccupazione sul prosieguo del cammino elettorale di questo autunno - conclude Testolin -, ma assoluta certezza di difendere davanti alla Corte costituzionale una specificità legislativa, frutto della competenza primaria consolidata negli anni in materia di ordinamento degli enti locali, in più occasioni confermata proprio dalla Consulta».
E.G.