Il tramonto della Regione Autonoma Valle d'Aosta e la chiusura della sede Rai regionale

 

Accorpando, tagliando, prelevando e rassicurando da Roma hanno ormai ucciso un'idea e una storia

Motto-voirclairAOSTA. Lo spettacolo messo in scena nell'ultima Festa della Valle d'Aosta è stato deprimente. L'intero gotha della politica valdostana ha recitato il "de profundis" al futuro di questa idea chiamata autonomia.

A parole si teme il colpo mortale all'autonomia valdostana sferrato dal Governo Renzi e intanto i fatti ci portano ad intravedere all'orizzonte scenari ancora più foschi, inquietanti. Oltre ad un addio all'autonomia, si profila la fine della Valle d'Aosta come soggetto amministrativo.

Si parla di accorpamento. La Valle d'Aosta dovrebbe far parte di una macro regione che comprenderà Piemonte e Liguria. Uno scenario devastante per la classe politica valdostana che, per numeri e competenze, verrebbe spazzata via dai colleghi che fino ad ora si sono cimentati nell'amministrare regioni più popolose e articolate.

Il terrore è immaginare la Valle d'Aosta trasformarsi da piccola isola felice in un territorio ai margini ed emarginato da una macro regione con potenzialità umane e territoriali di gran lunga superiori alle nostre per una pura questione di numeri e di morfologia.

A questo punto sembra che poco possano fare i nostri politici, anche se in realtà l'impressione è che questo uragano sia lontano anni luce dalle loro menti. Si continua a litigare per una poltrona, per un incarico, per una delibera, mentre tutto scorre verso una tragica fine.

Un segnale chiaro di questa volontà di centralizzare il potere a Roma lo si vede chiaramente da come sta andando "l'affaire Rai". Rassicurazioni, promesse, sorrisi, eppure alla fine l'accorpamento farà quasi sicuramente sparire la redazione Rai della Valle d'Aosta come fine ad ora l'abbiamo conosciuta. Oggi in un comunicato stampa le associazioni di stampa delle regioni e provincie autonome hanno espresso la loro preoccupazione sull'eventuale chiusura delle sedi nelle regioni autonome. Sfortunatamente è facile prevedere che questi comunicati stampa serviranno a ben poco.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ormai ci ha fatto ben capire come si muove per raggiungere i suoi obbiettivi. Nessuna opposizione, nessuna maggioranza, solo proposte che diventano leggi votate in Parlamento anche da chi cinque minuti prima le contestava.

Certo, tanto deve cambiare per permettere all'Italia di diventare una nazione moderna e occidentale, ma quello che adesso esiste - una cultura, una storia regionale di oltre 60 anni e un patrimonio di informazione rediotelevisiva - non può essere distrutto con un tweet del premier.

Per ora si naviga a vista scrutando l'orizzonte e sperando che quando l'uragano arriverà si possa trovare, nella forza della gente e nella capacità della politica, le giuste risposte per limitare i danni e sperare in tempi magari lontani, ma migliori.


Marco Camilli

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