Renzi e Rollandin, accomunati da un insolito destiNO

Renzi e Rollandin, accomunati da un insolito destiNO

 

Anche in Valle d'Aosta ha vinto il NO. In grossa difficoltà il Partito Democratico

AOSTA. Due anni fa, quando iniziò il percorso delle riforme costituzionali di Matteo Renzi, nessuno avrebbe mai immaginato che ci saremmo ritrovati il 4 dicembre 2016 con un risultato così netto, così definitivo, così importante nei numeri. Quasi il 70% degli italiani è andato a votare per il referendum costituzionale. Il "sì" sponsorizzato dal premier e dai poteri forti italiani e internazionali ha ottenuto solo il 40% dei voti. Il "no" sponsorizzato dai partiti dell'opposizione e dalla sinistra del PD ne ha ottenuti il 60%. Una sconfitta che ha costretto Matteo Renzi, a mezzanotte e mezza in conferenza stampa, ad annunciare le dimissioni e ad assumersi la totale responsabilità della disfatta.

Questa débacle ha molte cause e la più grande è che per due anni il governo, impersonificato nella figura di Matteo Renzi, ha con ossessione perseguito la strada delle riforme tralasciando i provvedimenti necessari per far ripartire il Paese, facendo allontanare ancora di più il popolo italiano dalle istituzioni.

Un commento pronunciato questa notte da Massimo D'Alema, esponente della sinistra del PD che aveva invitato a votare contro la riforma, svela ciò che di fatto è il male di questo Partito Democratico: in questi due anni, il PD è stato spinto verso posizioni centriste a scapito della sua vocazione di partito di sinistra. Per i lavoratori, per i pensionati, per le famiglie sono stati fatti solo provvedimenti spot mentre per salvaguardare le banche, che hanno talvolta saccheggiato i risparmi delle famiglie italiane, sono state messe in campo le migliori risorse e intelligenze.

In Valle d'Aosta abbiamo assistito ad una commedia degli orrori e degli errori. L'Union Valdôtaine, non nuova a queste decisioni, si è schierata a favore del "sì" per salire sul carro di un ipotetico vincitore come fece nel passato con il governo Berlusconi. Il Partito Democratico valdostano giocoforza non poteva che seguire il suicidio elettorale di Renzi e portare il proprio consenso ai minimi storici.

rollandin-augustovotoLa vittoria del "no" anche in Valle d'Aosta pertanto accomuna Matteo Renzi ad Augusto Rollandin, ma con un percorso post-referendum assai diverso. Mentre il presidente del Consiglio ha avuto il coraggio (ma non poteva fare altrimenti) di annunciare le dimissioni, il nostro Augusto Rollandin proseguirà nel suo cammino di gestione del potere in Valle d'Aosta come se nulla fosse, come se il fatto di essere stato ignorato dalla maggioranza dei valdostani non avesse importanza.

Cos'altro accomuna questi due personaggi politici, al di là della scelta elettorale? Entrambi negli ultimi anni hanno preferito dedicare i loro sforzi per mantenere in vita immagini e istituzioni legati ai poteri forti. In Valle d'Aosta sono andati avanti gli incomprensibili aiuti finanziari ad un Casinò de la Vallée sempre più in agonia e si è assistito allo spreco di risorse ed energie per progetti ai più incomprensibili (per esempio il 4K). Nulla o poco è stato fatto per dare sicurezza a un popolo valdostano che ogni giorno sente il peso della crisi sulle sue spalle. Non a caso, nell'ultimo censimento della Caritas, abbiamo "scoperto" che 1.600 famiglie valdostane sono sotto il reddito di povertà e possono andare avanti solo con l'aiuto delle associazioni caritatevoli.

Ora assisteremo al balletto dei vincitori e dei vinti, ma con molta tristezza dobbiamo constatare che nemmeno tra i vincitori potremo trovare vera gloria. In Valle d'Aosta i partiti di opposizione hanno dimostrato di avere facile eloquenza, ma difficile coerenza. Basta pensare al PD e all'UVP.

Cosa possiamo aspettarci per il futuro della Valle d'Aosta? Anche ammesso che Augusto Rollandin decida di appendere al chiodo le chiavi del potere, quali politici e quali forze politiche potranno essere in grado di governare questa regione con trasparenza, moralità e coerenza? Sfortunatamente siamo un piccola realtà e il vivaio dal quale attingere nuove intelligenze per una nuova politica è molto ridotto. Anche perché, complice una politica scellerata sull'istruzione (vedi Università della Valle d'Aosta), le buone intelligenze, quando ci sono, emigrano. Forse anche questo è un progetto, un progetto che finora ha pagato e permesso che nulla cambiasse in Valle d'Aosta.

 

Marco Camilli

 

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