Dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici i pazienti che hanno commesso reati sono lasciati alla gestione di strutture inadeguate
 
L'aggressione avvenuta nei giorni scorsi ai danni di uno psichiatra è l'ultimo di un elenco di episodi simili avvenuti negli ultimi due anni, quasi una ventina in tutto.
Protagonisti, in molti casi, sono pazienti con patologie psichiatriche con precedenti di aggressioni e già noti alle forze dell'ordine. Per loro sarebbe necessaria la custodia in apposite strutture che però o non ci sono o hanno pochi posti disponibili rispetto alle esigenze. E così i pazienti finiscono per essere gestiti come meglio possibile dal personale di Psichiatria, che ne fa le spese.
Una situazione parallela a quella che si verifica nel carcere di Brissogne, dove in passato delle aggressioni al personale sono avvenute da parte di detenuti con disturbi mentali. Anche per loro servirebbero strutture attrezzate e invece questi detenuti sono ristretti insieme a tutti gli altri e rimangono sotto la custodia del personale penitenziario, che ne fa le spese.
Nel caso dell'ultima aggressione il venticinquenne era sottoposto al Tso, il Trattamento sanitario obbligatorio. Nei giorni precedenti al fatto il giovane era stato fermato ad Aosta dalle forze dell'ordine e condotto in ospedale. Per lui è stato ora disposto il trasferimento nelle Rems, le Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza destinate a persone affette da disturbi mentali che hanno commesso reati. Queste strutture di fatto sostituiscono gli ospedali giudiziari, chiusi ormai dieci anni fa, ma sono troppo poche. In Valle d'Aosta non ce ne sono affatto e l'amministrazione regionale si è dovuta attivare con una convenzione per poterne usufruire. Per l'aostano venticinquenne - come per molti altri - non c'è però posto: finché non se ne libererà uno, il giovane dovrà continuare a essere gestito come meglio possibile dalla Psichiatria. Reparto che non ha i requisiti né strutturali, né organizzativi e né di sicurezza per farlo.
M.C.



