Combattere i suicidi ingabbiando i ponti della Valle d'Aosta


Combattere i suicidi ingabbiando i ponti della Valle d'Aosta

AOSTA. Riferire di suicidi che avvengono in Valle d'Aosta è come presentare un bollettino di guerra. Forse però basterebbe qualche accorgimento per ridurre, di poco o di tanto, il lungo elenco di persone che decidono di togliersi la vita.

Parliamo in particolare dei ponti. Sono due quelli tristemente noti a tutti: il ponte di Introd e quello di Avise. Su quest'ultimo pochi giorni fa un uomo ha deciso di porre fine alla sua esistenza.

Entrambi i ponti hanno uno strapiombo terrificante e parapetti bassi che non ostacolano in alcun modo chi è intenzionato a suicidarsi. Allora perché non fare ciò che già è stato realizzato in tante altre parti d'Italia su ponti e viadotti e cioè installare parapetti molto alti e barriere che impediscano fisicamente il salto?

In un momento di disperazione come quello che porta una persona a decidere di gettarsi nel vuoto, dove tutto si decide in una manciata di secondi, un impedimento fisico di questo genere può far desistere da intenti autolesionistici. Forse quella stessa persona ci tenterà in un altro modo, ma forse no.

La proposta sicuramente troverà delle opposizioni, ad esempio la questione dell'impatto ambientale o la spesa dei lavori. Ma se con le barriere si riuscisse a salvare anche una sola vita, non ne varrebbe forse il costo?

Questo è uno dei tanti aspetti su cui la politica potrebbe e dovrebbe intervenire, anziché preferire sempre e solo il silenzio su un dramma che tocca tante famiglie valdostane.

Combattere i suicidi ingabbiando i ponti della Valle d'Aosta

 

 

Marco Camilli

 

 

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