Quando la situazione economica si aggrava gli usurai sono pronti come sciacalli a mordere le prede
Divina Commedia, Inferno, canto XVII, VII cerchio, Dante incontra gli usurai costretti a stare seduti / Biblioteca Vaticana
AOSTA. Usurai. Sono i violenti contro Dio nell'operosità umana, in quanto si sono arricchiti grazie al denaro e non al duro lavoro. Dante li colloca nel terzo girone del VII Cerchio dell'Inferno, costretti a stare seduti nel sabbione arroventato dalla pioggia di fiammelle, e li descrive nel Canto XVII.
Nell’art 644 del Codice Penale Italiano è previsto il reato di usura. In pratica quando chiunque approfitta dello stato di bisogno di una persona e gli presta del denaro, o altra prestazione materiale, chiedendo la restituzione con interessi usurari, praticamente superiori ai tassi stabiliti dalla legge.
Nel gergo comune, sono chiamati: “strozzini”; “cravattari”, il prestito è definito “a strozzo” perché si stringe il collo della vittima fino a un punto che manca l’aria.
Gli usurai sono persone - dico persone perché sono esseri umani ma fanno parte dell’immondizia umana - a cui non interessa che il debito sia pagato, anzi. Più la persona è nel bisogno e più loro ne approfittano, perché se il debitore paga il dovuto loro hanno finito il gioco, e un gioco è bello fino a quando dura.
Sono astuti: si presentano come amici che hanno la disponibilità di ingenti somme di denaro. In un primo momento sono gentilissimi, fanno calcoli poco comprensibili per il piano di rientro del debito. In quel momento è una boccata di ossigeno. «lo so che hai bisogno, non preoccuparti te li do io. C’è tempo per il rientro, non preoccuparti, me li dai piano piano», dicono. Però piano piano ci si ritrova a pagare interessi dell’ordine dell'80-90%.
Chi si trova in stato di bisogno in quel momento non si rende conto della situazione. Magari firma cambiali, assegni senza data. «Non è per mancanza di fiducia, ma sai com’è ho bisogno di una garanzia... tengo famiglia pure io», dice chi ti dà i soldi. Oppure: «firmiamo una carta dove mi lasci una percentuale del tuo esercizio, stai tranquillo è solo per garanzia». La fantasia non ha limiti.
Poi arriva momento in cui non ce la si fa più e i debiti si accumulano. L'usuraio da persona gentile diventa cattivo e minaccia. Se va bene l’esercizio non è più tuo: ti trovi a lavorare per il nuovo padrone che non compare. Intanto il debito cresce, cresce e non finisce mai.
Ricordo un caso in cui nel 1995 un signore stava pagando ancora per un prestito per l’acquisto di una Fiat 128 del 1978, già demolita.
In questo periodo di grande crisi il pericolo di cadere vittima dell'usura è altissimo. Bisogna fare attenzione. Se vi accorgete essere finiti del tritacarne, denunciate. Esiste un fondo antiusura. Non abbiate paura.
Cesare Neroni