Ristori pignorati dal Fisco: 'dichiarare il sovraindebitamento per legge'

L'avv. Navarra: «In economia il Covid ha le stesse conseguenze di una guerra. L'unica soluzione è azzerare tutto per ripartire da capo»

 

Agenzia delle Entrate

Il 15 ottobre la Regione Valle d’Aosta diffonde un comunicato che dichiara che, a decorrere dal 1 settembre 2021, sono ripresi i controlli da parte di tutte le pubbliche amministrazioni finalizzate alla verifica, prima del pagamento a qualunque titolo di importi di spesa superiori a 5 mila euro, dell’assenza di debiti nei confronti dell'Agenzia della Riscossione. Nella stessa occasione specifica di aver emesso 8.749 mandati e che, a seguito di verifica di 1.992 di questi, 114 soggetti sono risultati inadempienti.

L’avvocato Orlando Navarra, specializzato nella difesa di professionisti, imprese e lavoratori, sottolinea però grandi e dolenti contraddizioni a livello normativo e un lassismo nell’impartire istruzioni ai funzionari che va a discapito del portafoglio di imprese e lavoratori già provati dalla pandemia.

Avvocato Navarra, proseguiamo questa chiacchierata su un argomento che sta esplodendo a fronte del comunicato della Regione…
«Si, da questo comunicato ricavo un altro dato: se gli inadempienti sono 114 su 1992 controlli si può stimare approssimativamente che a 500-600 persone, che avrebbero diritto a percepire un indennizzo superiore ai 5000 euro, venga bloccato tutto. Sono le attività medio-grandi ad essere penalizzate, quelle che hanno più dipendenti e quindi più contrazione di fatturato. Questo a differenza dei contributi minori di 1000 o 2000 euro, che vengono erogati anche a chi è tecnicamente inadempiente.
E c’è ancora un altro problema: si consiglia la rateizzazione in attesa di sbloccare il contributo così pregiudicando la possibilità della pace futura di una rottamazione Quater perché con una rateizzazione pendente non si potranno fare ulteriori domande per risparmiare le sanzioni. Dunque per prendere magari 9000 euro di contributi bisogna fare una rateizzazione oggi e pagare una sanzione di 20-30 mila euro a seconda dell’esposto della cartella. È una palese ingiustizia.
Ad alcuni che hanno avuto i danni peggiori non si dà niente, ad altri invece si dà qualcosa. Dove però non si dà niente quei soldi vanno a finanziare direttamente il fisco che non fa differenza tra cartelle ma recupera i soldi di tutti.
Ora raccontiamo la beffa, perché c’è anche questa. Mi ha chiamato un ristoratore che ha subito un danno notevole in rapporto al suo fatturato, ma che gli consentiva di prendere solo 3500 euro di contributo. Siamo sotto i 5000 euro e dunque lui ne avrebbe avuto diritto. Peccato che la stessa legge regionale dica che, in caso di gravissimi danni, il contributo possa essere aumentato del 50 o dell’80%. Aggiungendo quindi l’80% ai 3500 euro il risultato è 5250 euro: il massimo danneggiato è così stato bloccato. È una cosa indecente».

Cosa rimprovera alla Regione?
«Probabilmente la Regione non ci ha nemmeno pensato. Oggettivamente stiamo parlando di sovrapposizione di normative, nazionali e regionali. La normativa nazionale prevedeva questi indennizzi in tutti i vari decreti e aveva già previsto che sopra i 5000€ le pubbliche amministrazioni potessero pagare senza porsi il problema degli inadempienti, fino al 31 agosto. Ecco dove nasce il problema: nonostante l’impignorabilità dell’indennizzo nel Decreto “Sostegni” la normativa regionale, pur richiamando quella nazionale, si è dimenticata che dall’1 settembre, anche se la domanda è stata fatta prima del 31 agosto e per un diritto quesito a mia vista inattaccabile, il funzionario pubblico che deve fare l’istruttoria, se non riceve informazioni politico-amministrative, applica la legge che lui vede al momento in vigore e informa il fisco. A questo punto sorge un problema superiore: la Regione Valle è in balia dei funzionari e non chiede un parere a un pool di avvocati e commercialisti? Rimane ferma inerte accettando che 20 milioni di euro vadano a finire direttamente al fisco?
La Regione potrebbe prendere posizione fare verificando se la storia dei diritti quesiti e il collegamento con l’impignorabilità dei fondi statali possano reggere. E nel fare ciò a mio avviso non c’è il rischio di nessuna sanzione se non adempie all’ordine del fisco di ritorno dei soldi: la Regione può benissimo dire di non poterli restituire in quanto soldi dati per finalità pubbliche di indennizzo. A questo punto passano i 60 giorni dalla richiesta del fisco e decade tutto. Così il fisco dovrà usare nei confronti dei singoli le regole normali della procedura civile, ma qui la persona potrà difendersi facendo opposizione, e nel frattempo sarà riuscita a tenere aperta l’attività».

Ci troviamo di fronte a uno Stato che dà con la mano destra e con la mano sinistra ti toglie il doppio…
«Esatto, il sistema è così. C’è una legge tra privati che si chiama sovraindebitamento: quando sei sovraindebitato ti fanno pagare una percentuale in tre o quattro anni e il resto te lo liberano. Allora dobbiamo arrivare a quello che noi chiamiamo pace fiscale, se la parola condono è brutta, e cioè dichiarare il sovraindebitamento per legge».

Dopo la seconda guerra mondiale lo stato fece una pace fiscale, anzi tombale, del fisco. Pensa che un’operazione del genere con una legge fiscale completamente diversa e più equa potrebbe essere una soluzione?
«Certo e, anzi, avevano accennato questa ipotesi agli inizi. In economia le conseguenze della pandemia sono le stesse dell’uscita da una guerra e l’unica soluzione è azzerare tutto per ripartire da capo. Se si lascia invece sempre il cittadino con l’impressione di non potercela fare, questo cittadino smetterà di produrre, diventerà un fantasma per la società, lavorerà di espedienti e lo Stato non riceverà mai una tassa. È interesse dello stato fare in modo che ci siano 3-4 milioni di nuovi poveri che avevano delle attività produttive o è meglio sostenere queste attività per poi lasciar fare al mercato, quello vero?»

Come si deve comportare il contribuente che in questo momento si trova il contributo bloccato?
«Può far valere il diritto quesito: nella procedura speciale con l’utilizzo dell’articolo 59, nella procedura ordinaria facendo un’opposizione più ampia davanti al tribunale ordinario a seguito di atto di precetto e pignoramento. Tutto questo lo sto approfondendo ma penso che sia sostenibile».

 

 

Marco Camilli

 

 

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