La cultura della legalità come il risultato di un’educazione alla legalità
È questo il messaggio chiave che l’Assessore all’Istruzione Luciano Caveri, la Sovraintendente Marina Fey e la Direttrice della casa circondariale di Brissogne Antonella Giordano, hanno promosso ieri proprio nella casa circondariale di Brissogne, in occasione della consegna di trecento documenti dismessi dal Sistema bibliotecario valdostano.
Sono quindi donati i fondi della biblioteche, quei libri che nessuno legge più e che ormai erano destinati al macero. Finiscono invece nella biblioteca dei centodieci detenuti di Brissogne che, evidenzia Caveri, potrebbe essere inserita nel sistema regionale delle biblioteche.
Eppure questa consegna assume le fattezze di un pretesto per mettere in luce una progettualità ben più interessante, costruita a partire dal recente Protocollo d’intesa tra il Ministero della Giustizia e la Regione autonoma Valle d’Aosta per la tutela dei diritti e l’attuazione dei principi costituzionali di rieducazione e reinserimento del condannato e dal conseguente Piano Corresponsabilità educativa&Legalità 2022-2023, attraverso cui 300 giovani, delle classi quarte della secondaria, entreranno nella casa circondariale di Brissogne per dei Forum tematici sulla legalità, in un confronto in piena sicurezza con i detenuti, guidato dal Commissario Zanchetta.
A partire dal 21 ottobre infatti verranno sviluppati costruttivi confronti in tema di rispetto delle regole, dei ruoli e della persona, del bene comune, la gestione del tempo correlata alle dipendenze, l’importanza di una gestione favorevole del tempo vuoto e degli aspetti comunicativo-relazionali nella quotidianità con metodologie quali role play, analisi di caso, testimonianze, filmati, letture.
Una progettualità di altissimo valore socio-educativo. Per i detenuti, per la cui centralità dell’istruzione e della cultura, afferma Giordano, stimolerà a maturare «la consapevolezza di quanto un incidente di percorso possa diventare un punto di forza per il futuro». Per i giovani, come evidenzia Fey: «La scuola ha il compito educativo di coinvolgere i ragazzi, favorendo un’immagine diversa del carcere e sensibilizzando l’opinione pubblica sui temi della legalità».
«Il carcere non è un elemento estraneo della comunità valdostana, ma è un suo organo a tutti gli effetti», conclude Caveri. «Avvenimenti come questi rappresentano la testimonianza del fatto che grazie alla collaborazione tra istituzioni è possibile realizzare iniziative di alto valore socio-educativo».
Veronica Pederzolli