Aosta, un giovane ragazzo divorato dai suoi demoni e le strutture sanitarie immobili

Un drammatico incontro con un padre sfinito e disperato in cerca di un aiuto per il figlio

 

Psichiatria

Paolo si siede davanti a me con gli occhi lucidi e comincia a raccontare la storia di suo figlio. Un ragazzo divorato da un male oscuro che lo ha trasformato in un pericolo per sé stesso, per la sua famiglia e per gli altri. Lui, padre che in Valle d'Aosta vive e lavora, ha cercato e sta cercando un modo per aiutarlo. Finora senza riuscirci.

Paolo (nome di fantasia) mi parla di un ragazzo da poco maggiorenne che nel giro di pochi mesi cade in una lunga spirale che lo porta anche sotto i riflettori della cronaca locale. La sua storia è analoga a quella che si cela dietro a molti altri "casi" di cronaca. Alti (pochi) e bassi (tanti) in un vortice di autodistruzione che nessuno riesce a interrompere. Lo stesso giovane a un certo punto cerca aiuto rivolgendosi a professionisti. Ma le cose non vanno come sperato. 

Nei giorni scorsi, sopraffatto dai suoi demoni, il ragazzo entra in una scuola di Aosta con un coltello con una lama di 44 centimetri cercando forse rivalsa per uno scontro fisico finito male. I carabinieri arrivano, sequestrano l'arma e chiamano un'ambulanza non riuscendo a gestirlo. Dal consulto psichiatrico un responso a cui i familiari non riescono a credere: va tutto bene, può essere dimesso. Ma con un appuntamento per un controllo a gennaio 2023. Non trascorre molto tempo quando il ragazzo arriva a casa sotto casa dei familiari. Urla, minacce, ancora forze dell'ordine e ancora ambulanza. E ancora il giovane viene lasciato in balìa di sé stesso nell'incredulità di genitori e parenti. 

Come ci racconta Paolo, la famiglia del giovane ha provato più volte a chiedere aiuto alle strutture preposte, in particolare alla struttura di psichiatria. Ottenendo però nessuna risposta. E, purtroppo, questa situazione non sorprende. Perché quando in una struttura mancano medici, infermieri, OO.SS. e persino personale di vigilanza, come è possibile prendere in carico un nuovo paziente specie se potenzialmente violento?

A questo punto è importante stabilire le responsabilità davanti al grido di un ragazzo che chiede aiuto, al pianto della sua famiglia che chiede aiuto e al silenzio di coloro che potrebbero e, a un certo punto, dovrebbero agire. In questo caso, e in tanti altri casi simili, non sarebbe più accettabile la solita litania del «non potevamo sapere» oppure del «non possiamo essere dappertutto».

E' triste raccontare questi fatti ed è ancora più triste vedere un padre che piange per suo figlio che si sta consumando mentre, dall'altra parte, chi ha la gestione della sanità pubblica partecipa a incontri e inaugura statue, ma non riesce a risollevare una sanità pubblica ormai incapace di svolgere il proprio compito primario. Possiamo sperare che qualcosa cambi e le persone che possono fare qualcosa lo facciano. Un eventuale «mi dispiace» a disastro avvenuto non sarebbe accettabile.

 

 

Marco Camilli

 

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