Il 13 ottobre ad Aosta si svolgerà un incontro informativo sul tema del nuovo ospedale
Il Comitato Vallée Santé organizza il 13 ottobre un incontro informativo ad Aosta sul tema del nuovo ospedale dal titolo "Sanità & ospedali del futuro". Enzo Blessent, referente del comitato, ci spiega il perché di questa iniziativa e perché parlare ancora della possibilità di costruire un ospedale nuovo.
Come mai risollevare la questione dell'ospedale nuovo? In passato ci fu un referendum che non andò bene. Pensate che ora i cittadini possano appoggiare la vostra idea?
«Quello che cerchiamo di fare in queste ultime tornate, perché non so quanto sopravvivremo, è quello di informare. In precedenza avevamo usato sistemi diversi: prima comunicati e poi incontri sul territorio, ma non c'era stata grande risposta su questo tema che noi consideriamo importante. Abbiamo pensato allora di provare con questo evento che del 13 ottobre: un "docu-point" che richiama quanto è stato detto dal 1993 ad oggi sull'ospedale. Anche all'epoca alcuni politici erano a favore e altri erano contrari all'ospedale nuovo. Abbiamo ricostruito un cronoprogramma di interventi e lo proietteremo il 13 ottobre. A completare l'incontro ci saranno interventi tecnici di esperti, ingegneri ed architetti che si occupano di sanità e ospedali e che spiegheranno vantaggi e svantaggi di una ristrutturazione e di una costruzione nuova».
Per quale motivo l'argomento ospedale per 30 anni è stato palleggiato dalla politica?
«Le motivazioni sono diverse. Anzitutto abbiamo avuto la conferma direttamente dagli interessati che il primo tema a sfavore dell'ospedale nuovo è la spada di Damocle della Corte dei Conti. All'epoca i politici temevano che, andando a modificare l'idea della ristrutturazione, la Corte potesse intervenire. In secondo luogo gli amministratori che hanno scelto l'ampliamento continuano a perseverare su questa strada. Noi non sponsorizziamo a spada tratta l'ospedale nuovo: con il nostro Progetto salute 2030 avevamo chiesto di voler almeno confrontare le due soluzioni, perché in 30 anni non c'è mai stato un vero confronto sulle due possibilità, salvo una piccola parentesi negli anni '92 e '93. La Giunta di allora però cadde e non se ne fece più nulla. All'epoca l'assessore Beneforti incaricò l'ing. Quaranta per l'idea del nuovo ospedale. L'ingegnere sarà presente con noi ad Aosta per spiegarci cosa accadde».
Secondo voi in che modo il nuovo ospedale potrebbe migliorare la vita dei valdostani?
«Il nostro obiettivo è migliorare la vita dei nostri figli e nipoti. Il Covid dovrebbe aver insegnato che una struttura vecchia come la nostra non permette di modificare i reparti e separare gli spazi. Gli spazi sono stretti e tutti devono passare nello stesso percorso, con maggiore possibilità di infezioni. Gli ospedali moderni invece sono più modulari e permettono di intervenire modificando gli spazi con maggiore facilità in caso di bisogno. Altro tema molto importante e spesso sottovalutato negli ospedali vecchi come il nostro, che compie 80 anni, è quello delle infezioni ospedaliere. Un tema molto delicato che vede la Valle d'Aosta tra le più colpite in Italia proprio a causa della promiscuità nei reparti. I nuovi ospedali puntano più su camere singole o doppie per ridurre le infezioni ospedaliere. Inoltre un ospedale nuovo permette di risparmiare sui consumi energetici. In un ospedale come il nostro per esempio il geotermico non è possibile, i cappotti non sono possibili e così via».
Costruire ex novo permetterebbe un risparmio economico?
«Permetterebbe un risparmio sicuramente nell'immediato e anche nel futuro. Secondo i nostri calcoli, un ospedale nuovo da 400 posti letto costerebbe circa 150 milioni di euro mentre per l'ospedale oggi i tecnici regionali parlano di 180 milioni solo per la ristrutturazione e ampliamento, ai quali andranno giusti i costi per intervenire sul vecchio Mauriziano. Inoltre è documentato che le strutture hanno un costo di manutenzione decisamente inferiore almeno per i primi 15/20 anni».
Quali sono gli altri aspetti negativi del progetto di ristrutturazione? La viabilità? Pensa che per esempio le ambulanze avranno difficoltà ad accedere al pronto soccorso?
«La viabilità è uno dei problemi, non l'unico, che emergerà appena saranno aperti i cantieri di ampliamento. Un altro potenziale problema è la localizzazione della nuova parte di ospedale. L'ingresso del pronto soccorso e i reparti di terapia intensiva, rianimazione, saranno a livello della strada o simile, all'altezza della rotatoria. Pensiamo all'incidente avvenute tempo fa quando un tir è caduto nel cantiere: ecco, lì sorgerà il pronto soccorso. Via Parigi è già ingolfata e lì arriveranno le ambulanze. Ci chiediamo come sarà gestito questo accesso in un incrocio così delicato. Non è certamente la soluzione migliore».
Il famoso guerriero celtico: cosa ne pensate della soluzione individuata?
«Noi siamo contrari al fatto che un ospedale venga costruito sopra un museo, o un museo sotto un ospedale. Immaginiamo in periodo di Covid chi sarebbe andato a visitare un museo situato sotto un ospedale. Il guerriero e l'area celtica sono una risorsa per la Valle d'Aosta, ma non sfruttata in questo modo. Portando l'ospedale fuori dal centro di Aosta, l'attuale struttura poteva essere utilizzata in altre maniere. Quell'area poteva essere utilizzata a fini veramente turistici, magari evitando gli scempi di Saint Martin de Corléans. È situata in un punto nevralgico, al collegamento con Francia e Svizzera, ha un intenso passaggio di turisti e potrebbe essere un punto di richiamo da sfruttare anche come punto informativo e turistico per la Valle d'Aosta».
Parliamo della serata che avete organizzato per il 13 ottobre. Una volta le persone si ritrovava in piazza per protestare ed esprimere la propria opinione, ora invece si radunano per guardare docufilm e partecipare a dibattiti all'interno di sale e cinema. Perché, secondo lei, questo cambio di abitudini?
«Sicuramente, almeno in Valle d'Aosta, il fatto di esibirsi in pubblico diventa sempre più difficile perché ci si rende visibili, etichettabili. Non a caso uno dei docufilm presentati si chiama Gli Invisibili: non vorrei fosse riferito a questo elemento. Rimanendo al chiuso, in una sala cinematografica, ci si rende meno visibile. Sarebbe molto negativo, vorrebbe dire che le persone hanno paura di esprimersi e di farsi vedere. Possiamo anche aggiungere la comodità: anziché stare in piedi, si preferisce stare seduti al caldo. Un po' entrambe le cose».
Chi sarà presente all'incontro del 13 ottobre?
«L'incontro si terrà all'Hostellerie du Cheval Blanc dalle ore 14.15 alle 18 circa con ospiti da fuori Valle: l'ing. Paola Arneodo, presidente della Società italiana di architettura e ingegneria per la sanità; l'architetto Stefano Carera che si occupa di ospedali del futuro e sta realizzando un ospedale in Sardegna; l'ingegnere Quaranta che ha studiato la situazione del nuovo ospedale di Aosta individuando tra l'altro diverse aree, e una di queste è quella di Saint-Christophe per la quale noi ci stiamo battendo. Avremo anche l'ing. Giorgio Buongiorno, che è stato direttore straordinario dell'Usl all'inizio degli anni Novanta e che parlerà del Servizio sanitario pubblico efficiente, e poi il ritorno del prof. Domenico Palombo che ha "inventato" la chirurgia vascolare in Valle d'Aosta e che verrà a tirare le conclusioni di questa giornata di riflessioni».
Marco Camilli