Il messaggio del vescovo di Aosta ai turisti e la solidarietà verso chi soffre per fame e guerre
Il periodo delle vacanze come momento utile anche per coltivare la vicinanza nei confronti di coloro che soffrono per guerre e fame. Il vescovo di Aosta, mons. Franco Lovignana, lo scrive nel messaggio di saluto e di benvenuto ai turisti.
«Condivido con voi - scrive il vescovo - un pensiero che mi ritorna quando mi siedo a tavola per consumare i pasti: "Posso mangiare quando tante persone, soprattutto bambini, muoiono di fame a Gaza e in altre parti del mondo?". Estendo il pensiero e aggiungo: "Si può andare in vacanza quando più di cinquanta conflitti insanguinano la terra e condannano popoli interi all’angoscia e alla paura?". La risposta non può essere banale».
Prosegue mons. Lovignana: «È ovvio che, potendolo fare, è necessario mangiare e anche fare vacanza per alimentare le forze e conservare l'equilibrio necessari alla vita, alle relazioni, al lavoro. Al di là dell’ovvio, rimane che la mente e il cuore non possono e non devono staccarsi dalla sofferenza di tanti nostri compagni di viaggio sulle strade del mondo. Mi pare che il tempo della vacanza possa offrire l’opportunità di coltivare una più grande vicinanza nei loro riguardi. Come? Innanzitutto, con la preghiera di intercessione». Prosegue il messaggio: «La vacanza è anche tempo propizio per l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio che culmina nella celebrazione eucaristica. La preghiera di intercessione si inserisce in questo circuito».
Il vescovo evidenzia anche l'importanza della «solidarietà con chi patisce guerra e fame. Non facciamo mancare loro, attraverso gli organismi ecclesiali, il nostro aiuto offrendo quanto è nelle nostre possibilità».
Infine mons. Lovignana cita «l'azione per costruire cultura di pace. Essa si realizza attraverso il tempo dedicato a una informazione critica sulle situazioni del mondo e il confronto con altre persone, ma soprattutto scegliendo di essere costruttori di concordia in ogni circostanza della vita familiare e sociale e rinunciando a ogni forma di violenza anche solo verbale».
M.C.