Dalla Guardia di Finanza un nuovo duro colpo alla criminalità in Valle d'Aosta

C'è un buon numero di consumatori di coca e far fina di niente è come nascondere la polvere sotto il tappeto

 

Feudora

AOSTA. La Guardia di Finanza ha assestato un nuovo duro colpo alla criminalità in Valle d'Aosta. Il primo era al quartiere Cogne dove aveva evidenziato un grave stato di degrado sociale. Ne seguivano proclami, promesse di intervento socio-culturale e… poi è arrivato il Covid 19 e i problemi sono diventati altri.

Adesso le Fiamme gialle hanno toccato una 'ndrina di San Luca, i Nirta di Quart, già condannati per traffico di stupefacenti e ai quali negli anni passati, a seguito dell'operazione Gerbera dei ROS dei Carabinieri avevano sequestrato, se non sbaglio, 1.000.000 di euro tra soldi e proprietà immobiliari anche in Svizzera.

Nel settore i Nirta hanno una trentennale esperienza. Il 16 febbraio 1993 Giuseppe Nirta, cl 65, cugino di questo arrestato l'altro ieri, era stato arrestato per spaccio di cocaina insieme a Girolamo Furfaro, Rosario Strati che si dava alla latitanza per consegnarsi qualche tempo dopo. Il 2 ottobre dello stesso anno il buon Giuseppe insieme al cugino Domenico da Quart, ora abitante in Cartagena (Colombia) e fratello di Giuseppe, cl 1952, erano raggiunti da un ordinanza di custodia cautelare perché indagati nella gigantesca operazione “Nord-Sud” della D.D.A. di Milano. Erano acquirenti di cocaina dei Sergi di Milano. E come non ricordare quando il solito Giuseppe, quello morto il Spagna, insieme a Strati Rosario e altri furono indagati per traffico di armi per i Marando del Canavese. Insomma stiamo parlando di porofessionisti del traffico di stupefacenti, senza dimenticare le miliardarie truffe consumate insieme all'amico Mauro Pietro da Giuseppe del '52.

I Nirta abitano la Valle dal 1950 e provengono dalla nobiltà della ‘ndrangheta di San Luca, quella che gli affiliati indicano come “mammasantissima”.
Questa esperienza gli ha permesso di creare una rete di spacciatori, o almeno così è l'accusa - perché non si deve dimenticare che anche per loro c'è la “presunzione di innocenza” fino a sentenza definitiva. Dico questo perché quando viene indagato un notabile o un politico il distinguo è d'obbligo per gli altri c'è già la condanna, questo non è corretto, anche quando si parla di recidivi infraquinquennali.

Sui social sono stati già tutti condannati e il problema sottolineato con forza è che una destra cialtrona li ha finanziati con il reddito di cittadinanza e assistenza sociale. Se dovessimo fare una classifica di questi fatti ne avremmo per tutto l'arco costituzionale, non solo dalle destre. Con questo non giustifico nessuno ma gli unici commenti sono stati sulla mala gestione del reddito di cittadinanza erogato a criminali che fino a prova contraria non erano conosciuti come tali. Ripeto: non sono il difensore di nessuno, ma l'accusa è viziata perché, se accuso di aver aiutato con il reddito di cittadinanza, devo essere sicuro che il fornitore del servizio era a conoscenza del crimine compiuto e, se ciò fosse vero, sarebbe da indagare per concorso. Non sono un intellettuale o presunto tale quindi certe finezze mi sfuggono.

Alcuni aspetti di questa situazione a mio avviso non sono stati sollevati. Se esiste un'organizzazione - dico "se" per via dell'art 27 della Costituzione italiana - che fruttava parecchie migliaia di euro, è il segnale che esiste un buon numero di consumatori. Questi consumatori usano l'eroina che si pippa o si fuma, perché il buco non è più di moda, ma è devastante comunque. C'è un buon numero di consumatori di coca, magari professionisti che devono reggere lo stress. Non parliamo di marijuana, ma quella sembra che faccia bene o quanto meno fa meno male dell'alcool e del tabacco, anche se non è così fa tanto hippy e perché no la coca aiuta al "free love".

Mi ricordo quando giravano per le città quelli che chiamavamo “la tribù degli occhi a spillo”, per via della pupilla ristretta dopo la dose. Quanti conoscenti se ne sono andati, sdentati, poverissimi, diseredati. Andavano a mangiare alla mensa del Cottolengo o sono morti di Aids dimenticati da tutti. L'importante è non vederli, un po' come le prostitute nigeriane: una sera (Sex and Veulla dei Carabinieri di Aosta del 2009) ne furono identificate 60, ma adesso non si vedono più e chissà che fine hanno fatto. Occhio non vede, cuore non duole. L'importante è ignorare perché il problema si è normalizzato.

Nel 1975 fu promulgata una legge che considerava lo spacciatore un criminale e il drogato un malato da curare. Quella fu una legge di grande civiltà fortemente voluta dal Gruppo Abele. Ricordo quegli anni quando nelle scuole, negli oratori e nei circoli si discuteva del “problema droga” del disagio giovanile, poi arrivarono le BR, le stragi e la criminalità continuava i suoi sporchi affari.

Intanto il problema c'è, esiste ed è gravissimo e il far fina di niente è come nascondere la polvere sotto il tappeto. Forse al posto di insultarsi se sei di destra o sinistra, se quando hai dato il reddito di cittadinanza non hai chiesto al parroco il certificato di buona condotta (per i musulmani a chi si deve chiedere?) si potrebbe tentare di creare delle coscienze, sollevare il tappeto far vedere il problema, farlo conoscere. Perché no, creare un centro di documentazione, serio, apolitico, aconfessionale, aperto a chiunque vuole documentarsi.

La politica, quella vera, è chiamata a dare risposte, trovare soluzioni.

Comunque tranquilli: tutto sarà dimenticato, la neve cadrà, la cacca seccherà e tutto tornerà come prima.

 

Cesare Neroni

 

 

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