I giudici della IV sezione indicano un «comportamento illecito che aveva reso credibili le accuse»
Niente indennizzo per Eliseo Duclos, coinvolto nell'inchiesta del 2008 sul bestiame contaminato e la Fontina adulterata e prosciolto in via definitiva nel 2017. Duclos, 66 anni, titolare di un caseificio di Gignod, aveva chiesto una somma come risarcimento per i 67 giorni trascorsi agli arresti (17 dei quali in carcere) tra fine 2009 e inizio 2010. Una misura restrittiva ritenuta ingiusta dal sessantaseienne.
La IV sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'uomo sostenendo che l'epilogo del procedimento penale «non elide la valenza dei comportamenti ostativi del Duclos».
Il provvedimento restrittivo va considerato «emesso in un quadro gravemente indiziario cui aveva dato luogo anche il ricorrente con un comportamento illecito che aveva reso credibili le accuse mosse nei suoi confronti», affermano i giudici. In particolare dalle intercettazioni emerge che Duclos e gli altri imputati «si accordavano in ordine ad operazioni munite di un evidente fumus di penale illiceità (come la commercializzazione di singole partite di zangolato, la distribuzione di Fontina con anomala colorazione o la miscelazione di latte controllato con quello proveniente da stalle non registrate e, pertanto, non controllato)».
M.C.