Spese superiore agli stipendi: una realtà comune a impiegati, portalettere, poliziotti (e non solo)
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro", recita l'Articolo 1 della Costituzione. Ma se il lavoro, anche quello stabile, non permette di arrivare a fine mese, la questione si fa seria.
Il problema riguarda anche la Valle d'Aosta, dove il carovita non facilita il mercato del lavoro. Lo sanno bene le imprese turistiche alla ricerca di personale per coprire le stagioni: tra affitto e bollette, trovare un alloggio nelle località turistiche può rappresentare un costo troppo alto rispetto alla retribuzione proposta e le aziende rischiano così di ritrovarsi senza stagionali.
E un discorso simile può essere fatto per il settore della sanità pubblica: il carovita è tra le problematiche che l'Usl deve affrontare per invogliare medici e personale sanitario a trasferirsi in Valle d'Aosta.
La questione interessa poi professioni più "stabili", soprattutto se legate a enti pubblici statali. Lo mette in evidenza un'analisi di Milena Gabanelli su Corriere.it sul fenomeno del ritorno al Sud dei lavoratori, messi letteralmente in fuga dal carovita delle regioni del Nord.
In media ogni mese, secondo dati Istat, un single spende 1.367 euro in Puglia, 1.598 Euro in Campania e 1.682 euro in Sicilia tra affitto, spesa, bollette. In Valle d'Aosta la spesa media sale a 2.280 Euro: troppi per tanti lavoratori. Ma se nel privato il maggior costo è sostenuto (in alcuni casi) da retribuzione più alte, nel pubblico statale ciò non accade. Un impiegato Inps (19 anni di servizio) per esempio riceve a fine mesi netti 1.750 Euro. Un portalettere, vitale per il mantenimento degli essenziali uffici postali che nelle località di montagna, incassa (23 anni di servizio) 1.379 Euro. Persino un poliziotto delle Volanti in servizio in Valle può trovarsi in difficoltà con uno stipendio (con 5 anni di servizio) di 1.931 Euro, cioè quasi 350 Euro in meno rispetto alle spese mensili da sostenere.
Marco Camilli