E' accusato di calunnia nei confronti di Rollandin e Marquis
AOSTA. Una montatura per screditare e calunniare Augusto Rollandin. Questa la conclusione a cui è giunta la procura di Aosta sul giallo dei 25mila euro trovati lo scorso anno nell'ufficio del presidente della Regione.
E' già da tempo che gli inquirenti indagano per calunnia ipotizzando che il ritrovamento della busta e dei documenti fosse stato orchestrato per secondi fini politici. Ora il pm Luca Ceccanti ha chiuso le indagini che vedono indagato Donatello Trevisan, all'epoca dei fatti segretario particolare dell'allora neo presidente della giunta Pierluigi Marquis. Quest'ultimo, a sua volta inizialmente indagato, è ritenuto una vittima della macchinazione.
Secondo la procura Trevisan avrebbe accusato «falsamente» Rollandin «di delitti di corruzione e/o di altri delitti contro la pubblica amministrazione, simulando a carico dello stesso le relative tracce di reato, compiendo azioni materiali ripetute e rendendo false dichiarazioni». Stando alla ricostruzione frutto delle indagini, l'ex segretario particolare avrebbe agito «procurandosi o comunque rinvenendo» la carta di credito scaduta intestata a Rollandin, alcune fotografie e «alcuni fogli dattiloscritti diretti al Rollandin, attribuibili ad una associazione portatrice di ideali trascendenti, contenenti generici auguri politici al Rollandin». Inoltre avrebbe dichiarato «falsamente, alla Digos di Aosta nel corso delle sommarie informazioni testimoniali rese in data 22 giugno 2017 che aveva rinvenuto» il materiale oggetto di indagini «all'interno della stessa busta collocata dietro l'ultimo cassetto a destra della scrivania collocata nella stanza del presidente».
Anche Pierluigi Marquis sarebbe vittima di Trevisan. Quest'ultimo dichiarò agli inquirenti che fu Marquis ad avergli «chiesto di riferire, sin dai primi momenti del ritrovamento, che il denaro e la carta di credito erano stati trovati insieme, al fine di screditare politicamente Rollandin e accusare lo stesso». Versione a cui la Procura non ha evidentemente creduto.
Marco Camilli