Respinto dall'aula l'invito alle dimissioni dei consiglieri regionali condannati


La proposta del M5s rivolta ai condannati per danno erariale è stato bocciata a larga maggioranza

Luciano MossaAOSTA. Non è passato in Consiglio Valle l'invito a dimettersi rivolto ai consiglieri condannati per danno erariale per i finanziamenti al Casinò di Saint-Vincent. L'aula ha bocciato la proposta del Movimento 5 stelle con 25 voti contrari (Alpe, Lega, gruppo misto, Stella Alpina, Uv, Uvp e di Elso Gerandin di Mouv') e 6 astensioni (da parte di Impegno Civico, dei consiglieri Stefano Ferrero e Roberto Cognetta di Mouv' e di Diego Lucianaz della Lega). Quattro i voti favorevoli (quelli del M5s).

La mozione, riferita alle condanne dello scorso ottobre a risarcire 30 milioni di euro, impegnava la presidenza del Consiglio Valle a sollecitare i condannati (dieci quelli ancora in carica) a lasciare il proprio posto. «Voi che avete subito una condanna per la cattiva gestione del bene pubblico oggi state decidendo il bilancio della Regione», ha commentato il capogruppo dei 5 stelle, Luciano Mossa, invitando i dieci colleghi a fare un passo indietro «nel rispetto delle istituzioni, della dignità di questo Consiglio e dei cittadini».

Netta la replica della presidente Emily Rini. La sentenza in questione «non determina conseguenze giuridiche. A differenza di quanto previsto dalla legge Severino, riferita ai procedimenti di natura penale, una sentenza di condanna di un giudice contabile in primo grado non comporta in alcun caso la decadenza del consigliere». Rini ha quindi chiesto il ritiro della mozione aggiungendo che «la presidenza del Consiglio non fa altro che attenersi scrupolosamente alle leggi».

«Lo strumento legislativo taglierebbe la testa al toro», ha commentato Stefano Ferrero (Mouv') invitando il M5s a proporre l'introduzione, in occasione della revisione della legge elettorale, di «cause di incompatibilità o ineleggibilità definite in maniera chiara, così che alle prossime elezioni non ci siano più problemi del genere. Vedremo se la proposta avrà la maggioranza in aula».

Per Paolo Sammaritani (Lega) « la legge è legge: da avvocato necessariamente garantista dico che se ci sono incompatibilità queste vanno rispettate, ma in caso contrario non possiamo demandare alla giustizia il condizionamento delle elezioni e degli organi rappresentativi. Non possiamo accettare questo tipo di condizionamento». Idee condivise anche dalla collega Nicoletta Spelgatti.

 

M.C.

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