AOSTA. Ampio dibattito in Consiglio regionale sul delicato tema del raddoppio del tunnel del Monte Bianco. L'aula alla fine ha rigettato (7 sì, 17 no, 8 astensioni) una mozione di Rete Civica di netta contrarietà alla costruzione della seconda canna e che rispecchia tra l'altro quello che pare essere l'orientamento francese.
Come è noto, il progetto del raddoppio è tornato d'attualità ora che la società di gestione del collegamento italo-francese ha comunicato la necessità di chiudere il traforo per lunghi lavori di manutenzione indispensabili per garantire la sicurezza del tunnel.
Nel dibattito in aula si sono scontrate le due visioni del problema: da una parte chi paventa un disastro per il turismo e per tutta l'economia valdostana nei due anni previsti di stop al traffico, dall'altra chi teme che la Valle d'Aosta si trasformi in un «corridoio delle merci per seguire gli interessi dei Benetton e delle Autostrade», per usare le parole di Alberto Bertin.
Proprio Alberto Bertin presentando la mozione ha messo l'accento anche sull'interesse che opere così grandi e con imponenti movimentazioni di terra (un milione di metri cubi di materiali di risulta da trasportare e smaltire) suscita nella criminalità organizzata e specialmente sulla 'ndrangheta. Secondo il consigliere di RC dunque la chiusura va evitata e la Valle d'Aosta deve «imporre soluzioni alternative» al raddoppio.
Nel corso del dibattito non ci sono stati interventi espressamente a favore della realizzazione della seconda galleria. Più cautamente, in molti si sono limitati a dichiararsi «contro la chiusura di questa via di comunicazione e a favore della messa in sicurezza e del rispetto dell'ambiente», per usare le parole con cui Claudio Restano (gruppo misto) ha anticipato alcuni dei concetti poi ripresi dall'assessore al trasporti Bertschy.
Ancora Restano ha sottolineato come «la seconda canna potrebbe permettere di sistemare certe zone di Courmayeur».
Per la Lega, con Stefano Aggravi, la questione deve essere anche valutata in prospettiva visto che «le multinazionali stanno lavorando, con una visione certo più di mercato che non sociale, ad una evoluzione dei mezzi di trasporto verso l'elettricità e altre tecnologie non basate sui combustibili fossili».
I proponenti non hanno accolto l'invito a ritirare la mozione e respinto l'accusa di tenere una posizione ideologica. «Un'accusa ridicola» , ha risposto Bertin, visto che «una mozione quasi identica è stata votata dieci anni fa dal Consiglio regionale. Allora non c'erano ideologi, ma persone di buonsenso che guardavano all'interesse di questa regione. E diversi di loro sono ancora qui presenti».
«Non facciamo i nazionalisti, ma non facciamoci dettare l'agenda da chi ha il suo territorio da governare», ha commentato l'assessore ai trasporti Luigi Bertschy facendo riferimento alla contrarietà della Francia al raddoppio. E in risposta alle preoccupazioni delle associazioni per l'assenza di indicazioni precise da parte del governo regionale, Bertschy ha annunciato che «per il prossimo consiglio regionale la maggioranza comunicherà la propria posizione con un documento chiaro che potrà essere condiviso».
E.G.