Covid e vaccini in Valle d'Aosta, intervista all'assessore alla sanità Roberto Barmasse

«Se c'è una difficoltà questa non andrebbe discussa su un giornale. Basterebbe chiedere un incontro con l'assessore o il direttore sanitario aziendale»

 

Roberto Barmasse

La Valle d'Aosta probabilmente sarà l'ultima regione in Italia a passare in zona bianca. Secondo lei questa situazione è legata al ritardo con cui la terza ondata si è sviluppata in Valle o a responsabilità di livello nazionale che ci penalizzano?
«Noi abbiamo chiesto di rivedere il numero di positivi ogni 100.000 abitanti che per noi è penalizzante, ma purtroppo al livello centrale non è stato recepito. La proposta era passata in Commissione Sanità nazionale, ma a livello di Ministero e Consiglio dei ministri no. Questa condizione per noi continua ad essere penalizzante. Se dobbiamo rispettare la regola di tre settimane con meno di 50 positivi ogni 100.000 abitanti, arriveremo tardi. Da poco siamo sotto i 50».

Le ordinanze del presidente della Regione Lavevaz leniscono un po' le conseguenze dei provvedimenti restrittivi
«Sicuramente sì, con i provvedimenti presi le differenze tra zona gialla e bianca sono minime. Le attività comerciali sono aperte, i ristoranti sono aperti e con le prossime ordinanze cercheremo di ampliare ulteriormente le possibilità di utilizzo delle strutture. Da questo punto di vista penso che la nostra economia non ne risentirà più di tanto, però dispiace dover patire decisioni legate sempre ai nostri piccoli numeri. Guardiamo ai positivi nei giorni scorsi: ne abbiamo avuti 8 o 9, ma è sufficiente un giorno averne 18 - un cluster che nelle altre regioni passa quasi inosservato - per farci salire oltre i 50».

A proposito di cluster: abbiamo un territorio particolare con piccoli paesi difficili da controllare e in cui è più facile trasgredire alle restrizioni. Questa situazione quanto può aver penalizzato l'andamento dei contagi?
«Nelle piccole realtà basta veramente pochissimo per superare le soglie. Come per tutti i dati statistici, i grossi numeri diliuscono e quelli piccoli concentrano. Non per banalizzare, ma basta una festa di coscritti con un ragazzo positivo per far salire i numeri. Dal punto di vista epidemiologico questo preoccupa poco perché la vera cartina di tornasole dell'andamento sanitario è il carico che grava sui servizi sanitari e il nostro carico ospedaliero è buono. I regolamenti nazionali purtroppo rimangono difficilmente compatibili con la nostra realtà».

Parliamo di vaccinazioni. Alcune che dicono esistere solo in Valle d'Aosta, in particolare sulla ristretta fascia di età cui è possibile somministrare il vaccino anti Covid.
«A me non è mai arrivata una segnalazione di questo genere. Gli accordi per le vaccinazioni in farmacie sono stati fatti mettendo sul piatto delle bilancia le varie opzioni. Come sanità non abbiamo alcun problema ad ampliare la platea di coloro che si possono vaccinare, anzi più persone vengono vaccinate e meglio è. In questo momento si è cercato di assegnare alle farmacie una fascia di pazienti sani, ma non ci sono preclusioni».

Tuttavia poche farmacie hanno aderito. Ad Aosta una sola.
«Un problema che hanno farmacie penso sia la difficoltà ad organizzare le vaccinazioni e trovare il personale. Qualcuno lo ha risolto e altri no, ma il problema delle fasce di età non mi è stato riportato da nessuno. Secondo me è un problema non problema. Siamo una piccola comunità e basta parlarsi. Se c'è una difficoltà questa non andrebbe discussa su un giornale. Basterebbe chiedere un incontro con l'assessore o il direttore sanitario aziendale».

La scorsa estate la curva dei contagi è diminuita, poi in autunno è risalita. Ora siamo di nuovo in prossimità dell'estate e la curva ridiscende: è merito dei vaccini o della stagione?
«Come in tutte le cose credo che la verità stia nel mezzo: l'andamento epidemiologico segue una stagionalità alla quale si aggiunge la campagna vaccinale. Il calo della positività e soprattutto il calo di ricoveri ospedalieri penso sia legato in parte all'andamento epidemiologico e in parte alla campagna vaccinale. Quest'ultima da sola non è la soluzione e ancora per un po' andrà associata a comportamenti e regole di distanziamento, per quanto possibile. Non credo che il "libera tutti" ci possa salvaguardare del tutto in questo momento. I vaccinati possono riammalarsi, ma la gravità della malattia è ridotta in maniera importante e significativa. Fondamentalmente quello che a noi interessa è la riduzione della mortalità e il non sovraccaricare i servizi sanitari. Il vaccino ci sta aiutando a trasformare una patologia con mortalità elevata in una patologia con una mortalità equivalente ad una influenza».

 

 

Marco Camilli

 

 

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