Scuola, Caveri: in futuro la Dad non sarà solo per situazioni emergenziali

Presentato il report sulla Didattica a distanza in Valle d'Aosta

 

Conferenza stampa

La didattica a distanza come «cerotto sulla ferita dell’impossibilità di stare assieme»: così Luciano Emilio Caveri, assessore all'istruzione, università, politiche giovanili, affari europei e partecipate, racconta dell’emergenza covid-19 che il 4 marzo 2020 vide la ministra all’Istruzione Lucia Azzolina presentarsi nella sala stampa di Palazzo Chigi e dichiarare: «Abbiamo deciso di sospendere le attività didattiche da domani». Fu così che dal 5 marzo le campanelle delle scuole smisero di suonare e non suonarono più fino a giugno, costringendo studenti e docenti a reinventarsi, a trovare nuove strade per continuare e terminare quell’incredibile anno scolastico.

E siccome «L’educazione riguarda tutti, tutta la comunità educante», Teresa Grange, professoressa Ordinaria di Pedagogia Sperimentale presso l’Università Valle d’Aosta, dichiara: «Al di là degli aspetti tecnici, valeva la pena condurre una riflessione comunitaria su ciò che è accaduto. Così, come Società Italiana di Ricerca Didattica, abbiamo pensato di avviare subito una riflessione e un confronto con gli insegnanti. L’unico scopo è stato quello di capire, non certo valutare o fare diagnosi».

Così fin da subito a tutti i docenti italiani di ogni ordine e grado è stato somministrato un questionario con più di cento item in prevalenza a risposta chiusa e con diverse risposte aperte. «In Valle d’Aosta abbiamo avuto una grandissima adesione - sottolinea Marina Fey, coordinatrice del Dipartimento di sovraintendenza agli studi - e per questo dobbiamo ringraziare i nostri insegnanti e dirigenti». E infatti in Valle ha risposto il 13% degli insegnanti, un dato impressionante rispetto alla media del 2% del territorio nazionale. Hanno risposto insegnanti di tutte le età e lo hanno fatto soprattutto nella fine della Dad, tra maggio e giugno, manifestando una grande necessità di essere ascoltati.

Ciò che è emerso in Valle è in linea con quanto emerso sul territorio nazionale. Innanzitutto la capacità di trovare dei punti di forza anche in una situazione così complessa: lo sviluppo di nuove competenze, soprattutto tecnologiche, l’utilizzo di un linguaggio che ha informatizzato il formale, una maggiore autonomia nella gestione del tempo personale nonostante l’aumento del carico lavorativo e la necessità di innovare la didattica.

In pole position rispetto ai temi a cui prestare attenzione c’è la valutazione. «Una difficoltà che non ci ha sorpreso», continua Grange. «D’altronde una didattica povera produce una valutazione povera: gli insegnanti che non hanno padronanza di una didattica più ricca si sono trovati in difficoltà nell’individuare metodi di valutazione». È emersa inoltre una necessità di attenzione verso i problemi tecnologici, un maggiore senso di solitudine nonostante la grande solidarietà tra colleghi e con la direzione, e la perdita al diritto allo studio per alcuni studenti.

«Rispetto ai dati nazionali però sono pochissimi coloro che sono rimasti indietro e questo va attribuito al grande sforzo fatto dall’amministrazione», precisa Grange, che sottolinea, sempre in confronto con il territorio nazionale, anche una presenza più alta di rappresentazioni stereotipiche degli studenti e una maggiore necessità di innovazione didattica.

Necessità confermata anche dall’assessore Caveri: «Ovviamente quest’anno vogliamo utilizzare il più possibile la presenza in classe e a oggi le classi in Dad sono pochissime, ma lavoriamo anche sul considerare la Dad non solo come una situazione emergenziale. Non si può pensare che la scuola di domani, attraverso i meccanismi della digitalizzazione, non apra le finestre alla tecnologia».

 

Veronica Pederzolli

 

 

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