Patria potestà tolta ingiustamente: Regione e Usl dovranno risarcire coppia di genitori

Manfrin (Lega): punire chi si è reso responsabile di quanto accaduto. Marzi: attivata la polizza assicurativa

Assessorato regionale alla Sanità

La sede dell'assessorato regionale della Sanità


L'amministrazione regionale e l'Azienda Usl dovranno risarcire una coppia di genitori valdostani cui era stata sospesa la patria potestà sulla base di segnalazioni provenienti dall'azienda sanitaria valdostana «che non avevano nessun riscontro».

La vicenda risale al 2019, quando il Tribunale dei minorenni di Torino accolse la richiesta dell'Usl di limitare la patria potestà sul figlio minore affetto da una patologia per presunte scelte «pregiudizievoli per l'interesse del minore alla vita e alla salute», e che pertanto il figlio doveva essere seguito da un tutore. Lo scorso anno però, dopo degli approfondimenti, il Tribunale ha stabilito il non luogo a procedere revocando le limitazioni sui genitori. Dagli accertamenti è emerso non solo la mancanza di riscontri sulla segnalata inadeguatezza dei genitori, ma persino che l'esposto dell'Usl «presumibilmente, è stato presentato per risparmiare sull'assistenza infermieristica e l'Usl non ha correttamente rappresentato gli eventi al Tribunale dei minorenni poiché la sua denuncia non era scaturita dalla segnalazione della pediatra, ma è stata studiata e preparata mesi prima, dando a un avvocato un incarico per studiare la questione».

La questione è stata discussa oggi in Consiglio regionale con una interpellanza del gruppo Lega VdA per sapere se siano stati compiuti degli accertamenti per verificare le responsabilità di chi ha effettuato l'esposto al Tribunale. «Il 2 febbraio scorso, la Regione e l'Ausl sono state condannate a un risarcimento di 27mila euro nei confronti dei coniugi per i danni patiti per essersi visti negare ingiustamente la loro potestà genitoriale», ha sottolineato il capogruppo Andrea Manfrin chiedendo se siano stati fatti degli accertamenti per «comprendere come si sia arrivati a condurre un sopruso del genere».

L'assessore alla sanità e politiche sociali Carlo Marzi ha riferito che «la vicenda ha riguardato in prima istanza i servizi sanitari dell'Ausl. Le strutture dell'assessorato, nei limiti loro consentiti, hanno monitorato la vicenda e l'Ausl ha dichiarato di aver agito solo nel primario interesse alla salute del minore. La sentenza di primo grado (non ancora definitiva, ndr) addebita all'Amministrazione di aver trasmesso all'Azienda sanitaria, anziché aver riscontrato direttamente, la relazione pervenuta dalla Procura minorile». Rispondendo ancora all'interpellanza, Marzi ha confermato che la Regione ha attivato la propria compagnia assicuratrice «che la sentenza ha dichiarato tenuta a tenere indenne la Regione dalle condanne a titolo di risarcimento danni e spese processuali».

In aggiunta, «la sentenza è stata trasmessa alla Procura regionale della Corte dei Conti per le valutazioni in ordine alle responsabilità amministrative da colpa grave».

Il capogruppo Manfrin nella replica si è detto «gravemente insoddisfatto di una risposta che assolve l'Usl e chi ha avuto una responsabilità in questa vicenda. La trasmissione degli atti alla Corte dei conti per rilevare eventuali responsabilità contabili non cambia lo stato delle cose e soprattutto non cancella quanto riportato nella sentenza del Tribunale». Ancora il capogruppo: «togliere un figlio a una famiglia per risparmiare sulle spese di assistenza infermieristica è un fatto gravissimo se avvenuto. Chi si è reso responsabile di quanto accaduto andrebbe punito nella maniera più severa possibile per gli anni di sofferenza a cui ha costretto questa famiglia, tacciata di essere "indegna" nell'allevare i propri figli».

 

 
M.C.

 

 

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