Referendum ed elezioni, intervista al coordinatore di Fratelli d'Italia VdA Zucchi

 

 Alberto Zucchi

Alberto Zucchi, coordinatore regionale di Fratelli d'Italia Valle d'Aosta. È un periodo elettoralmente molto pieno: il referendum del 10 agosto e le elezioni regionali e comunali in autunno. Partiamo dal referendum: qual è la vostra posizione?
«È noto che abbiamo partecipato al comitato per l'approvazione di questo referendum. La scelta della data, il 10 agosto, tecnicamente è ammissibile ma credo sia un unicum mondiale. La consideriamo, non voglio essere blasfemo, una pagliacciata. Anche sulla scorta dei pareri espressi dal segretario generale del Consiglio Christine Perrin, poi silenziati e messi da parte, la data di approvazione della legge sulle tre preferenze crediamo fosse fuori tempo massimo per avere effetti alle elezioni regionali di settembre 2025. Stiamo ora a vedere quello che il presidente della Regione in zona cesarini farà per indire i comizi elettorali. A seconda di come andranno le cose, noi chiederemo un parere ad un giudice che chiarire se gli effetti di questo referendum farsa, perché fatto il 10 agosto, saranno in vigore già nel 2025 oppure no. Noi riteniamo, sulla scorta dei pareri di giuristi, che questa cosa non sia possibile perché l'indizione del comizio va fatta su una legge vigente, che è quella con la singola preferenza. Ma non diamo nessuna valenza politica a questa referendum fatto il 10 agosto. Noi lo avevamo promosso affinché si votasse in un election day, anche per risparmiare denaro. Siamo persuasi, fino a prova contraria, che questo referendum non produrrà effetto per le elezioni regionali. Quindi non gli diamo alcuna valenza».

Passiamo alle elezioni regionale di settembre.
«Le stiamo preparando condizionati dal fatto che, pur essendo il primo in Italia dal punto di vista parlamentare, il nostro partito è soggetto alla raccolta di oltre mille firme. Dovremo quindi presentare la lista prima degli altri, al pari dei partiti che sono nella nostra stessa condizione, e questo ci ha fatto anticipare la predisposizione della lista. È composta da 35 persone nel rispetto della rappresentanza di genere, 12 donne e 23 uomini, rappresentative del bacino dell'area geografica della Valle d'Aosta. Persone che provengono dalla società civile, dal mondo dalle arti, dei mestieri, dei dipendenti pubblici, e che rappresentano un settore della vita che proporremo al giudizio degli elettori». 

Quali risultati vi aspettate?
«Di solito si dice ciò che ci riserveranno gli elettori. Siamo abbastanza fiduciosi del fatto che il consenso che il nostro leader sta mantenendo a livello nazionale possa di riflesso riprodursi anche in Valle d'Aosta, così come avvenuto un anno fa alle elezioni europee. Al consenso di Giorgia Meloni vogliamo aggiungere anche la presenza di questi nostri candidati e soprattutto dei programmi. Non saranno tantissimi i punti toccati, ma vorremmo veramente presentarci come elemento di proposta e non di protesta. Abbiamo lavorato molto sui programmi - sulla sanità innanzitutto, sulla zona franca, sull'isolamento della nostra regione, sull'agricoltura - e pensiamo possano fare la differenza rispetto ad un sistema, quello dell'Union Valdôtaine unito alle sinistre, che per cinquant'anni ha governato e di cui gli elettori sanno tutto. Non riusciamo a capire come possano costoro presentare dei programmi quando, di fatto, sono gli artefici di una situazione che non riteniamo più valida per il futuro della nostra regione».

Manterrete a livello locale l'alleanza con Lega e Forza Italia?
«Riteniamo che il modello vincente di governo a livello nazionale e anche nelle Regioni sia da mantenere anche qui, doverosamente. Non siamo partiti uguali e ciascuno presenterà un proprio programma, ma i punti essenziali saranno condensanti in un unico programma. Saremo quindi una coalizione allargata anche a Renaissance e così ci presenteremo agli elettori sia in Regione sia in Comune». 

Un altro argomento di discussione politica è la questione dei mandati per chi ha incarichi in Giunta.
«Anche su questo tema ci sembra inequivocabile, dalla lettura della legge, l'impossibilità per Testolin e Bertschy di assumere di nuovo ruoli in Giunta, ma francamente nemmeno ci vogliamo pensare. Siamo convinti che grazie alla nostra proposta saremo noi a governare e quindi non ci sarà il problema dell'interpretazione della legge».

 


Marco Camilli

 

 

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