Bindi: una Commissione antimafia permanente in ogni regione

Grasso: per contrastare mafia serve un vero sussulto della politica

bindi-rosi"Ci auguriamo che in ogni Regione e in ogni capoluogo venga istituita una commissione permanente Antimafia". È questa la proposta lanciata dal presidente della commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi al convegno "Il contrasto alle mafie nella dimensione parlamentare, regionale e locale". Un incontro promosso dalla stessa commissione e al quale hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso, i sindaci di Milano e Reggio Calabria Giuliano Pisapia e Giuseppe Falcomatà e i governatori di Sicilia e Campania Rosario Crocetta e Stefano Caldoro.

"L'incontro di oggi - ha spiegato Bindi - raccoglie le sollecitazioni arrivate da più parti per un confronto con le Commissioni, gli osservatori e gli organismi permanenti o speciali, impegnati sia nel contrasto della criminalità organizzata che nella gestione dei beni confiscati alle mafie, giàcostituiti presso i Consigli di alcune Regioni (Campania, Lazio, Lombardia, Sicilia, Umbria) e in alcuni Comuni (Torino, Milano, Reggio Calabria).

"Le mafie si sono globalizzate – ha sottolineato Bindi - e c'è bisogno di estendere all'Europa e al resto del mondo la nostra capacità di fronteggiarle. Per combatterle è fondamentale l'unità delle istituzioni in un rapporto di reciprocità che faccia sistema, così come fa sistema la criminalità organizzata. Abbiamo una legislazione riconosciuta dal resto del mondo. Il nostro originale modello di lotta alle mafie ha permesso di mettere in crisi i vertici di Cosa nostra, scoprire e colpire le forti ramificazioni della 'ndrangheta nell'Italia settentrionale, individuare complicità e collusioni con la zona grigia dei professionisti e dei pubblici dipendenti, sequestrare una ingente quantità di beni e ricchezze mafiose". Il presidente della commissione Antimafia è poi tornata sulla questione dei sottosegretari del Pd indagati. "Lascio al Governo le scelte in proposito – ha risposto a chi le chiedeva se dovrebbero dimettersi -, credo comunque che la politica debba essere la prima a dare il buon esempio e avere un codice etico che preceda gli atti della magistratura. La politica deve dimostrare ogni giorno di saper dire di no a ogni forma di ricatto da parte della criminalità. Tuttavia non mi pare che i sottosegretari siano indagati per corruzione".

Il presidente della Camera Boldrini si è invece soffermata sull'importanza della prevenzione. "Bisogna sforzarsi di proporre ai giovani modelli positivi – ha affermato -. Il mito del boss, del denaro facile, della sopraffazione violenta va smontato, demolito e stigmatizzato. Vanno contrapposti altri modelli”. Detto questo, ha auspicato che venga riconosciuta “anche per via legislativa l'importanza e il valore" della Giornata della memoria e dell'impegno "che ogni anno, il 21 di marzo, chiama a raccolta, come è avvenuto sabato scorso a Bologna, decine di migliaia di persone". Il presidente del Senato Grasso da parte sua ha ricordato che "dopo tanti, troppi rinvii" finalmente in questi giorni nell'Aula di Palazzo Madama è arrivata la legge contro la corruzione. "La corruzione - ha precisato - è il principale strumento utilizzato dalle mafie transnazionali per garantire i propri affari e condizionare interi governi, abbatte la competitività internazionale delle imprese e del Paese, disincentiva gli investimenti dall'estero. Infine, sottrae risorse alla spesa sociale e così accentua le diseguaglianze, mettendo in pericolo democrazia e coesione sociale e allontanando dalla cittadinanza attiva larghe fasce della popolazione, specie le più giovani, consegnandole alla marginalità e all'incertezza".

Secondo Grasso poi per contrastare la mafia serve "un vero sussulto etico della politica".  "In quasi mezzo secolo di impegno contro le mafie - ha fatto notare - ho compreso che sono necessarie buone leggi, strumenti legali e operativi per le forze di polizia, la magistratura e le istituzioni. Necessarie ma non sufficienti. Si impone una trasformazione culturale nella gestione della cosa pubblica, un ritorno alla cura dell'interesse generale, ai bisogni dei deboli, degli ultimi; la realizzazione di progetti strategici per il futuro del Paese. Di questo non può che incaricarsi la politica, alla quale si richiede un vero sussulto etico".

 

Clara Rossi

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