Il falso in bilancio è di nuovo reato dopo l'ok del Senato

Ma no alle intercettazioni - Il provvedimento torna alla Camera

senatoVia libera del Senato al ddl Anticorruzione, che passa alla Camera in seconda lettura. Alla fine si contano 165 sì (Pd, Area popolare, Misto e Psi) e 74 no (Forza Italia, Movimento cinque stelle e Gal), mentre la Lega nord si è astenuta (ma a Palazzo Madama equivale al voto contrario). Il provvedimento passa ora all'esame della Camera per la seconda lettura.

"stretta sui reati di mafia, falso in bilancio, aumentano le pene per la corruzione della Pa" commenta il premier Matteo Renzi, che torna a usare su twitter l'hashtag #lavoltabuona. Mentre il Guardasigilli Andrea Orlando, pur esrimendo soddisfazione, esprimer "rammarico" per l'assenza di "una maggiore convergenza" e si augura un "confronto con tutte le forze politiche" nel prosieguo dell'esame parlamentare a Montecitorio.

Il provvedimento reintroduce il falso in bilancio per le società non quotate, depenalizzato dal governo Berlusconi, con pene da uno a cinque anni. Non abbastanza, tuttavia, da far scattare le intercettazioni, possibili solo per reati con pena massima superiore a quella in questione. Misura all'origine del "no" dei grillini (come chiesto dalla base via web), che pure hanno collaborato con governo e maggioranza in commissione Giustizia, ottenendo alcune modifiche, tanto da spingerli fra ieri e oggi a votare singolarmente a favore di alcuni articoli del ddl. I Cinque stelle hanno visto bocciare (come la Lega) un emendamento che aumentava il tetto a sei anni proprio per consentire alla magistratura di disporre gli ascolti nel corso delle indagini, mentre un'altra modifica (primo firmatario Beppe Lumia) è stato ritirato prima di essere posto in votazione.

In base alla modifica, che riprende un emendamento del governo, verranno puniti con la reclusione da uno a cinque anni (attualmente era previsto "l'arresto fino a due anni") "gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico, previste dalla legge, consapevolmente espongono fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero ovvero omettono fatti materiali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale la stessa appartiene, in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore". Inoltre "la stessa pena si applica anche se le falsità o le omissioni riguardano beni posseduti o amministrati dalla società per conto di terzi".

 

Clara Rossi

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