Réunion Uv-Uvp, Caveri e Bredy si dimettono: "epilogo deludente"

 

"La linea della novità abbandonata nel nome della Realpolitik"

caveri-vierinlaurentAOSTA. Come ogni matrimonio che si rispetti, anche la réunion tra Uv e Uvp non lascia contenti tutti. A poca distanza dal passaggio in maggioranza, l'Uvp perde due importanti pezzi: Luciano Caveri, uno dei fondatori dei progressisti (nella foto a fianco insieme a Laurent Viérin), e Claudio Bredy, primo presidente del movimento.

Entrambi annunciano di aver lasciato l'Uvp, nato nel 2012 dalla scissione con l'Union valdotaine, e di essersi dimessi dal Conseil de direction. "Lo facciamo - dicono in un comunicato congiunto - con grande dispiacere e senza polemiche personalistiche, ritenendo che formule di "grande coalizione" rafforzino solo l'attuale situazione di stallo della politica valdostana, al di là di quello che viene presentato come un successo "per il bene della comunità" ed invece pare essere solo un deludente epilogo di cui non vogliamo essere compartecipi".

"In questi mesi abbiamo sempre evitato - per senso di responsabilità - di intervenire pubblicamente sull'evoluzione della situazione politica valdostana" si legge in un comunicato. "Ora risulta chiaro come la linea della novità rispetto al governo della Valle d'Aosta, che ci aveva consentito di accettare anche l'idea di compromessi a condizione che contenessero sostanziali cambiamenti attraverso un nuovo progetto politico che prendesse atto della fallimentare gestione amministrativa dell’attuale governo, avviando di conseguenza un processo per un profondo cambiamento dei vertici e degli assetti del governo stesso, sia stata definitivamente abbandonata nel nome della Realpolitik".

Secondo i due ormai ex esponenti dell'Uvp, il movimento sta per diventare "nient'altro che la "quarta gamba" della Giunta Rollandin e ciò - per quel poco che conta ormai - anche in contraddizione con il documento congressuale che escludeva operazioni simili". Il rimpasto di governo è "del tutto contraddittorio rispetto alla teoria della svolta - aggiungono Bredy e Caveri -. Questa logica di allargamento, infine, non ha nulla a che fare con la parola "réunion", come adoperata nella logica di cambiamento agli esordi dell'UVP e comporta un'insanabile incoerenza con quanto affermato sin dalla sua nascita".

I due politici parlano anche del referendum sulla riforma costituzionale di ottobre e in particolare dell'"evidente rischio che nell'accordo risulti anche il "Sì" alla riforma costituzionale Renzi, mentre elementari ragioni di rispetto della democrazia e dei nostri ideali federalisti rendono assolutamente convincenti le ragioni del "No". Per questo, serenamente, per rispetto verso i principi e coerenza verso i cittadini che scelsero Uvp come spinta al cambiamento del sistema vigente, rimasto esattamente lo stesso di quattro anni fa, per non dire che sia persino peggiorato, annunciamo la decisione di lasciare UVP".

 

Elena Giovinazzo

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