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Telefoni cellulare ed evoluzione del gaming

Ormai da qualche anno le analisi di mercato dicono che nel settore dei videogiochi il vero protagonista è il gaming mobile, che sorpassa stabilmente il numero di videogiocatori attivi su tradizionali console casalinghe e PC. Il dato è ancora più sorprendente considerando che, nella definizione di mobile gaming, non rientrano le classiche console portatili come Nintendo Switch o Steam Deck: il gaming mobile include infatti chi gioca solo su telefono cellulare.

Insomma, gli hardcore gamers - ossia chi gioca a videogiochi su console dedicate, casalinghe o portatili che siano - sono una netta minoranza, e la classica immagine del videogiocatore si evolve in quella di chi, con un semplice smartphone, ha accesso a innumerevoli opportunità videoludiche. Un’evoluzione che, va detto, non è comunque frutto di un’improvvisa rivoluzione: i telefoni cellulari hanno iniziato a introdurre giochi e passatempi ben prima degli smartphone, avviandosi lungo la strada che oggi conosciamo.

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Bisogna ammettere che il gaming mobile deve tantissimo alle console portatili, le prime a introdurre l’idea di giocare ai videogiochi in ogni luogo. Fin dagli anni ’80 sono state lanciate sul mercato console con semplici giochi, preinstallati o registrati su supporti esterni, che permettevano di farsi una partita in qualsiasi momento, approfittando di apparecchi dalle ridotte dimensioni e alimentati a batteria. Proprio questo concetto basilare è stato traslato inalterato nel mondo della telefonia cellulare, che a inizio anni ’90 cominciava ad affermarsi. Uno dei primi esempi lo troviamo in casa Siemes, che nel 1993 lanciò un modello nel quale si poteva giocare a Tetris digitando un apposito codice. Non è certo un caso che uno dei primi giochi per cellulare sia la riproposizione di uno dei giochi diventati icona del Game Boy, la console portatile per eccellenza.

Per tutti gli anni ’90 i produttori di telefonia cellulare continuarono a inserire semplici giochi nei loro modelli. Si trattava di giochi preinstallati, pensati per dare un passatempo accessibile in qualsiasi momento tirando fuori il cellulare dalla tasca. In molti ricorderanno i modelli Nokia che hanno reso famosi giochi come Snake o Space Impact, ma anche altri produttori del periodo, da Sony Ericsson a Motorola, inserivano semplici giochi come Tris, Memory ed altri esempi simili.

A partire dalla prima metà degli anni 2000 presero piedi sistemi operativi mobili, come il Symbian, capaci di supportare l’aggiunta di programmi esterni. In termini di gaming questo ha permesso lo sviluppo dei giochi in Java, un balzo evolutivo formidabile. Per la prima volta i videogiochi per cellulare non erano solo preinstallati, ma potevano essere aggiunti in un secondo momento. Oltretutto lo sviluppo Java permetteva un livello totalmente differente, portando alla nascita di sviluppatori specializzati nel lavorare su titoli per telefoni cellulari.

Dal 2007/2008, con l’arrivo dei sistemi operativi mobili iOS e Android, il mobile gaming ha cominciato ad assumere le caratteristiche che ancora oggi lo distinguono, come il concetto di app e la presenza di uno store dedicato dal quale scaricarle. Il cellulare, grazie anche ai primi schermi touch, passa a una concezione più ampia, più simile a un computer: telefonare è solo una delle tante cose che rende possibile, e ognuno può personalizzare la sua offerta scegliendo le app che più desidera. Tra queste, ovviamente quelle di videogiochi. È proprio in questi anni che cominciano a comparire app destinate a definire il gaming mobile come oggi lo intendiamo, indissolubilmente legato al touch screen. Titoli come Fruit Ninja, Angry Birds, Candy Crush e simili sono tutti usciti a cavallo del 2010, dando ragione a chi sosteneva che i “nuovi” smartphone potevano benissimo svolgere il ruolo di console.

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Negli anni che arrivano a oggi non ci sono state grosse scosse concettuali. Alcuni operatori, per esempio quelli dei casinò online, hanno ben presto realizzato che gli smartphone potevano essere una porta per i loro servizi, rilasciando dunque applicazioni dedicate per avere accesso ai loro giochi, molti dei quali simili a titoli mobili, e ai loro tornei. Altri sviluppatori hanno poi investito ingenti risorse sui giochi per smartphone, portando importanti nomi del videogioco - per esempio Call of Duty o PUBG - sui piccoli schermi tascabili, scommettendo sulle loro prestazioni.

Una scommessa che, a oggi, sembra decisamente vinta. Gli smartphone sono tra gli oggetti tecnologici più acquistati, soprattutto in offerte , e la loro accessibilità fa sì che praticamente chiunque abbia il proprio. Tutte queste persone sono potenziali mobile gamers: ecco perché il loro numero è così impressionante, ed ecco come da semplici giochini per cellulare si sia passati a un’industria di primo livello nell’intrattenimento.

 

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