Muore senza poter rivedere i nipotini per assurda indifferenza della giustizia

scritturaRiceviamo e pubblichiamo

La Corte costituzionale, a seguito dell’analogo provvedimento della CEDU, ha stabilito che anche i mafiosi e gli ergastolani hanno diritto ai permessi premio per ragioni di “umanità”. Umanità che invece non è stata riconosciuta ad un nonno che, a seguito di una seria malattia, sapeva di avere poche settimane di vita, chiedeva con insistenza al proprio figlio di poter rivedere i nipotini prima di morire. Lui, che viveva in un paese dell’est, e il figlio, che vive e lavora da oltre venti anni ad Aosta, non avevano mai avuto problemi con la giustizia.

Il padre dei minori (con nazionalità del paese di origine del padre e del nonno) si è rivolto per due volte al Tribunale di Aosta per avere l’autorizzazione a portali per alcuni giorni dal nonno gravissimo, per esaudire l’ultimo desiderio di uomo ormai in fine di vita. La madre dei minori si è opposta, con la scusa della possibile sottrazione. Eppure il Giudice ha ampi strumenti a disposizione per le più certe tutele.

A luglio di quest’anno il padre dei minori aveva avanzato la prima richiesta, per l’aggravarsi delle condizioni di salute del nonno, correttamente documentata, ma il tribunale, nella persona del giudice tutelare, ha negato l’espatrio momentaneo vincolato alla visita al nonno che faceva continua richiesta di poterli rivedere. Diniego così motivato: "considerato il dato di elevata conflittualità tra i genitori dei minori quale risulta da procedura per affido pendente dinnanzi a questo Tribunale, non autorizza".
Con l’aggravarsi della malattia del nonno, il padre dei minori ha inoltrato nuovamente la richiesta, allegando la documentazione dell’ospedale e facendo presente che il "diritto dei figli minori di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti" è degno di maggior tutela rispetto all’inesistente rischio di sottrazione di minore.

La richiesta, formulata secondo le indicazioni telefoniche date dalla cancelleria, è stata nuovamente rigettata. Né il predetto Giudice ha sentito il dovere di attivarsi per esaudire l’ultimo desiderio di un uomo, ormai condannato a morire. Nella funzione giudicante, secondo questo giudice, non contano gli aspetti umanitari. Quel nonno doveva andarsene all’altro mondo portandosi la disperazione dell’ultimo desiderio. Il nonno è morto disperato domenica 3 novembre scorso. Tra ritardi e carte bollate, il tribunale, eludendo l’urgenza del caso, ha fissato l’udienza al 7 novembre, data in cui una vita si è spenta e non servirà più a niente esaminare e discutere. Sarà sufficiente depositare la notizia. La giustizia, per quel tribunale ha fatto il suo corso. Nessuno potrà entrare nel merito di una questione ormai sotterrata. Le decisioni della Cedu e della Corte Costituzionale, divulgate con roboanti annunci mediatici avranno importanza per quei criminali che, contro ogni rispetto umano, hanno crudamente ammazzato fedeli uomini di Stato come Falcone, Borsellino e il giovane Levatino. Si favoriscono i delinquenti e i criminali dell’umanità, e si lascia morire la povera gente, che ha semplicemente espresso il desiderio di voler vedere i nipoti prima di morire.

Forse nel Tribunale di Aosta non è ancora giunto il rumore delle due decisioni delle supreme Corti oppure in questo Tribunale vale il principio di due pesi e due misure?
Indignati, volgiamo altrove lo sguardo e il pensiero. Quando cambierà, sarà tardi per chi si è suicidato per il diritto di vedere e avere rapporti con i figli e per chi è morto nella speranza di vedere trionfare la Giustizia.

 

 

 

Ubaldo Valentini
presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori

 

 

 

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